lunedì 15 dicembre 2014

Sandro Ivo Bartoli: La minestra sur pescio ma anco racconto del luccio e della tinca. Ad Accio







Sandro Ivo Bartoli
LA MINESTRA SUR PESCIO, II 
(Ma anco racconto del luccio e della tinca)

Dùrela, Accio... La minestra di pescio va mangiata, mìa disquisita (potresti anco legge: di squisita!).... No, era bellina anco perché 'gnavevi messo 'r disegno del luccio... Gira e rigira vato a trascrive'le parole dell'Artusi... Ma che ci ve' fa': lui lì era di Forlimpopoli, sapeva'na sega di lucci e tinche... Di cignali, però, se ne'ntendeva assai: le su ricette son fenomenali...





MA ORA GUARDA TE COSA MI TOCCA FA' PER CORPA DI ACCIO. ACCIDENTI A TE E A ME CHE TI STO GHIETRO! RICETTA NUMERO 517. PIATTI DI PESCIO! «La tinca disse al luccio: - Val più la mia testa che il tuo buccio. - Buccio per busto, licenza poetica, per far la rima. Poi c'è il proverbio: “Tinca di maggio e luccio di settembre”. Fate un battutino con tutti gli odori, e cioè: cipolla, aglio, prezzemolo, sedano e carota; mettetelo al fuoco con olio e quando avrà preso colore, versate le teste delle tinche a pezzettini e conditele con sale e pepe. Fatele cuocer bene, bagnandole con sugo di pomodoro o conserva sciolta nell'acqua, poi passate il sugo e mettetelo da parte. Nettate le tinche, tagliate loro le pinne e la coda e così intere, ponetele al fuoco con olio quando comincia a soffriggere. Conditele con sale e pepe e tiratele a cottura col detto sugo versato a poco per volta. Potrete mangiarle così che sono eccellenti; ma per dare al zimino il suo vero carattere ci vuole un contorno d'erbaggi, bietola o spinaci a cui, dopo lessati, farete prender sapore nell'intinto di questo umido. I piselli pure vi stanno bene. Anche il baccalà in zimino va cucinato così.»
Pellegrino Artusi di Forlimpopoli venuto a sciacquare i panni in Arno!



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