giovedì 18 dicembre 2014

Gabriele Adriano Gagetti: Un giorno un biacco... (varie storie sui biacchi)






Gabriele Adriano Gagetti
UN GIORNO UN BIACCO…
(varie storie sui biacchi)

Un giorno d'estate un biacco placido e tranquillo nel suo girovagare a guardia delle case del Paese di Pugnano, passo tra le gambe di mi madre - pohera donna!. E' biblico si sa le donne e la serpe non s'incontrano - mi madre si pisciò addosso dalla paura mentre il placido biacco aveva altro a cui pensare. Pohera beschia, distratto dal piscio di madre si dev'esse disorientato e si infilo in un buo di rete dove rimase incastrato (aveva di siuro digrumato un topaccio). Intervenni prontamente e mi madre a mezza voce disse - r'biacco mamma che paura. Un soffio di sofferenza si levè dal recinto di rete che costeggia l'orto, la povera bestia batteva corpi di 'oda e mandava un soffio che siuramente parea un lamento. Lo presi per la oda e man mano che tiravo soffiava e si graffiava; appena la testa mi giunse a tiro lo presi per la testa e ni disse : - COSA SOFFI GNORANTE CHE TI LIBERO - VAI PER LA TUA STRADA NOBILE CACCIATORE DI INSIGNIFICANTI RATTI.
Nella sempiterna caccia del BIACCO verso il TARPONE, talvolta s'infila furbescamente come un moderno ULISSE il GATTO; l'animale domestico e ronfante, ROFIANO per natura, delle stesse dimensioni del TARPONE anzi diciamo che FANNO A DASSELE, corca....che affronta R'BIACCO ADULTO. Se le fa co' cuccioli partecipando alla vendetta del TARPONE verso ir BIACCO - NZOMMA il nobile animale paladino della salute e della pulizia degli UMANI da una parte caccia l'immondo e fetido animale di DISNEYANA memoria e dall'altra deve difendere la specie contro un nemico subdolo e rapace. CHE BESTIA IL BIACCO!

Ovviamente il BIACCO animale aduso alle acque ferme e mosse voòge lo sguardo verso un pasto più adatto alla degestione: di questo animale noto nel PADULE e NELLE FOSSE ne descrissero in modo ameno i vecchianesi di generazione antica, ma non troppo. Si narra da voce autorevole che in VECCHIANO sorgesse un CLUB PER CULTURALI E UOMINI DI SPIRITO. Era il tempo in cui chi scrive ERA ANCORA NELLE PALLE DEL MACELLAIO DI PIAZZA, ma questa voce autorevole e celebrata a Vecchiano e nel mondo narrò con qualità e proprietà di linguaggio che in questo CLUB si era soliti comporre un CRUCIVERBA con Parole Vecchianesi. In un rigo da riempire compariva la definizione: - ABITANTI DELLA FOSSA NOVA - 8 LETTERE. Lo scervellamento fu totale, ma, come spesso capitava in quegli anni risorse NELLO al riempimento scrivendo la parola RANOCCHI. IL BIACCO RINGRAZIA






Gabriele Adriano Gagetti: Il biacco alla Barra. Stategia astuta tra la pungia. Con ota su “soffiare come un biacco”.






Gabriele Adriano Gagetti

IL BIACCO ALLA BARRA. STATEGIA ASTUTA TRA LA PUNGIA
(CON NOTA SU “SOFFIARE COME UN BIACCO”)


 Lungo 'fossetti, sull'arginelli della Barra, c'è un fottio di bue di TARPONE, il BIACCO vigila zitto zitto, con la scusa di fassi na notatina se c'è acqua o di dormi' se c'è r'sole va a tene' a bada r'posto, poi di notte, rofiano rofiano li va a sgama' e se li mangia. Pensa te che servizio sociale di prim'ordine che fa - neanco la società di derattizzazione del Comune è efficace come il biacco. Lui unnè bisogno di veleni come vell'altri. La frutta cresce sana e ir tarpone per un fassi ingrufià deve sta lontano da loghi scoperti o pieni di gente.

A Vecchiano esiste una parola "AFFAGONITO" e n verbo "STRONFIARE" - sono entrambi collegati alla respirazione post prandiale o infra prandiale; in sostanza ci si puo' trovare difronte alle seguenti frasi: - Da quanto mangi lesto rischi d'affagonitti e Boia s'è appena mangiato r'primo e STRONFIO GIA'. Il biacco nobile rettile dei campi e dei gorelli ne' affagonisce ne' stronfia - quando ha digrumato r'tarpone si mette in posizione digerente ed è probabile che tiri anco du rutti. Il quel frangente se ni vai a rompe i coglioni, s'arza a frusta e soffia - da questo comportamento nasce una frase di paragone per chi respira con affanno dopo una corsa campestre (area a biacco presente) e appunto si dice : - SOFFI COME UN BIACCO, ovvero respiri a cattivo e qarche volta emetti un sibilo.

… CONTINUA





Claudio Di Scalzo: Misteri Vernacoli Scalzi 1 - Tellus Diario





partecipo in questa maniera alla serie vernacola sul biacco e il tarpone




Claudio Di Scalzo

MISTERI VERNACOLI SCALZI 1

Quando del pensier son stracco
mi trasformo in biacco
e ingoio la mia stonata diemnsione
come fossi un peloso tarpone


...continua


mercoledì 17 dicembre 2014

Sandro Ivo Bartoli : Caro Accio... il Concerto per viola di Béla Bartók al mattino meglio di no!




(ACCIO) ...perché il bello è ruzza e poi ascoltà al mattino il concerto per viola di Béla Bartók . 


(SIB) - MAMMA MIA, ACCIO! IL CONCERRO PE'VVIOLA NO, DI MATTINA ... Ora, il buon Bartok Bela fu genio gentile, un Grande che si trovo' a scrive' nun periodo difficile: quer bischero di Schoenberg aveva'nventato la dodecafonia, Puccini scarabocchiava'll urtime opere, e'ndava ghietro a Stravinsky, e lui li, sullo scrimbolo, gran pianista ma spaesato... Nell'11 (1911) scrive l'Allegro Barbaro, ch'e'na rivoluzione in miniatura: mentre l'amato mio Feruccio (Busoni) scriveva la Fantasia contrappuntistica in omaggio a Bach (e, anzi, risolvendogli l'arcano mistero della fuga a tre soggetti), il caro Bela trasformava il mio strumento'n un tamburo, quer viiacco... Ripeto: grandissimo maestro, ma di mattina presto no. Da quasi noia...


(Accio) …m'inchino alla conoscenza della materia pianistica tua e accetto il consiglio... effettivamente la giornata mi prendeva sullo scorbutio! 


(SIB) - OOOOOOOOOOOoooooo! Falla 'mpopò finita'oll'inchini, 'nesnò vi viene'r corpo dela strega a tutt'e due! Io son'un bischero 'ome tutti ll'artri, perchè a Vecchiano bischeri si nasce, e bischeri si more; Quer che ci stà ner mezzo conta pòo, purché uno lofacci'or core. A me è toccato'r pianoforte, tanti tasti bianchi e neri: dar pigianne due soli a tiracci fori ll'arte, in fra mezzo c'è di tutto! Stecche, sbagli, ragli e pecche, sarti a destra e pe'a sinistra, colpi arditi di pedale per sona' com'un majale! Ora son di ghietro a Mozart, che volessi dì Worfango: note poche, ma a mestiere, tutte'n fila a far valere, l'arte sua divina assai. E io lì ch'ogni momento, sbaglio dito e dico "ahi ahi"!




martedì 16 dicembre 2014

Gabriele Adriano Gagetti: Elogio del Biacco contro il Tarpone





Gabriele Adriano Gagetti

ELOGIO DEL BIACCO

Caro Accio... in fatto d'ERPETOLOGiA son ar top der top; maremma segona ho fondato il grubbe della difesa del biacco contro l'invadenza e l'arroganza del TARPONE - per cui biacchi a randa - tanto tanto e soffiano. Ma ti rendi 'onto che San Biacco, ogni giorno ingrufia un tarpone e se nun ci fusse i'biacco saresti a sbatacchià nell'angoli e se ti va bene; 






Ho visto de' TARPONI che a mandacci ir gatto serve solo a fanni vento, nvece r'BIACCO zitto li tampina, li strizza e l'ingrufia. Altra roba.





Sandro Ivo Bartoli: Caro Accio… e' tutto'r giorno 'he son ghietro a coce un leprone


Lepre alla cacciatora



Caro Accio… e' tutto'r giorno 'he son ghietro a coce un leprone lungo di vi a laggiu', duro com'un miccio. Ora e'li a cuccia, a bolli' ner su bravo soffritto lardellato e affogato nder vino dela marinata. E coce. E io li, che l'aspetto ar varco, com'un nibbio villiacco, perche' la'accia ha'r brutto vizio di "gira" di volata: glie' dura, glie'dura...e poi tutto d'un tratto, da scoretta totale, "gira" e si spappola tutta... E siccome io un voglio mangia la marmellata di lepre, bisogna 'he gni facci la rota di'ontinuo. Com'un nibbio. Legato a fune'orta.



Lepre in salmì





Sandro Ivo Bartoli - Claudio Di Scalzo: Duetto sul vino con brio vernaholo. Battute celebri vecchianesi 5




BATTUTE CELEBRI VECCHIANESI 5
(di ieri di oggi)

Sandro Ivo Bartoli – Claudio Di Scalzo

DUETTO SUL VINO CON BRIO VERNAHOLO

or dunque m'invito al tavolo di voi amici amici vecchianesi, imaginando che vorrete mostrar  rinascimentale bonomia verso l'alpino a stecchetto di bon vino e di buone pietanze tosche che se ne sta tra le Alpi sullo svizzero confino




Ahi ahi ahi, Accio caro! Poco cibo passi, ma poco vino è reato! Mi raccontava un allezzito proprio ierlartro che anni fa, di mattina presto che era sempre buio, andava a caccia di frodo nel lago con un amico. Erano i tempi quando c'era sempre'r fossone. Arrivati alla barca, necessaria alla traversata per andà ne'chiari boni, videro un par di zoccoli 'he galleggiavano. Incuriositi, tesero ll'orecchi e sentirono sciarbà poo più'n là. Pochi passi a monte, videro un'antro allezzito 'he si dimenava 'ndele acque limacciose, e, con u'raffio, lo tiraron subito su. Videro ch'era un loro amio, che aveva passato la notte a'retone, e gni chiesero: "oh! 'He bevuto?" e lui, guasi offeso, fece'r gesto di tagliassi la gola dicendo: "IO, LL'ACQUA? HO'R VINO VI". Me'nteso, Accio?


...CONTINUA


lunedì 15 dicembre 2014

Gabriele Adriano Gagetti: Ricordo di Norvegio. Battute Celebri Vecchianesi 4 (con noticina sui vernaoli)






BATTUTE CELEBRI VECCHIANESI 4
(di ieri e di oggi)

Gabriele Adriano Gagetti
NORVEGIO

A prescidendere dalla lunga frequentazione del vernacolo vecchianese, non ho mai perso il vernacolo pisano e il vernaccolo lucchese con i quali sono cresciuto in famiglia; si sa per certo che i dialetti e i vernacoli si imparano in casa per cui, sempre incuriosito da questa parlata larga e impastata di saliva sovente mi accompagnavo a personaggi autoctoni di sicura certificazione: - Uno di questi, un vero narratore fu NORVEGIO IL FALEGNAME, Vecchianese con bottega artigiana a NODIA. Mi affezionai cosi' tanto a quest'uomo antico che spesso mi accompagno' nel mio girovagare per la Penisola Italica. Un giorgio ni feci NA DIMANDA - MA TE NORVE COM'HA FATTO A DOVENTA' FALEGNAME! - Norvegio iniziava sempre i suoi discorsi con una esclamazione evocavativa: OHHHHH! ANCO DA BIMBO M'E' SAPPIA PIACIUTA LA PASSERA E NELLA BOTTEGA DER MI NONNO GUSTAVO VENIVIN SEMPRE DELLE SPOSOTTE CON LE BIMBE. Ed io: - quindi - OHHHHHHHHHHHHHH! A PARTE R'FATTO CHE M'ENTRIEDE L'UDORE DEL LEGNO NER NASO, CE LA FECI A PORTANNE UNA NE ìAMPI DI GRANTURCO E DANNE LA STRUSCIAI DAPPERTUTTO. Ed io: - se ha cominciato presto. E lui: - STA ZITTO M'INDIEDE BENE SI, LA MAMMA DELLA BIMBA C'ARRIVO' TUTTA SGARUFFATA A CASA VENNE DAR MI NONNO A LAMENTASSI. Ed io - Er tu nonno: - BONO LUI, NI RISPOSE - SPOSA IO A MEZZOGIORNO SCIOLGO IL TORO TE PENSA A LEGA' LA VACCA.





Nota: SAPPIA VA LETTO COME "SEMPRE"




Gabriele Adriano Gagetti: Pindaro vino e acqua. Battute celebri vecchianesi 3







Gabriele Adriano Gagetti
Battute celebri vecchianesi 3
(di ieri e di Oggi)
PINDARO VINO E ACQUA


Da una discussione partita dal generoso vino, rigorosamente rosso se non addirittura nero, mi sovviene un personaggio vecchianese di provata fama . PINDARO. Con voce gracchiante e impastata di saliva ebbe a dire in una giornata di pioggia: - MAREMMA CANE PIOVE SEMPRE ACQUA, SE PIOVESSE VINO CE NE CASCHEREBBE POO IN TERA - LO RACCATTO TUTTO IO CON IL CAPPELLO.


Pindaro non passava inosservato! Il rinofima al naso e la giacca indossata a mo' di mantello; le scarpe ancora sporche di proda s'avvicinava ar barre per lo sgargarozzo. Come ogni uomo d'altri tempi si toglieva il cappello se passava una signora mostrando la pelata interrotta dai pochi capelli laterali a mo' di argine anti tracimazione per eccesso di pioggia.



...Continua




La battuta di Giannaccio. Ricordata da Luciano Marianetti. Battute Celebri Vecchianesi 2







Battute celebri vecchianesi di ieri e di oggi 2

LA BATTUTA DI GIANNACCIO

(riportata da Luciano Marianetti)

A Giannaccio è attribuita una celebre risposta ad un cameriere; verso il poveromo che chiedeva cosa desiderassero (Giannaccio e la sua compagnia) esclamò con voce tonante:  “una bella pastasciutta al pumodoro e moviti! "






... CONTINUA

Mariano Nencini. Sono geloso della mia Dyane rossa. Battute vecchianesi celebri 1





Mariano Nencini

BATTUTE VECCHIANESI CELEBRI 1
(di ieri e di oggi)


...sinceramente sono un po’ geloso della mia Dyane, soprattutto quando trovo gente che è tanto tempo che non vedo… mi domandano prima di Lei che di come stò io.






CONTINUA




Sandro Ivo Bartoli: La minestra sur pescio ma anco racconto del luccio e della tinca. Ad Accio







Sandro Ivo Bartoli
LA MINESTRA SUR PESCIO, II 
(Ma anco racconto del luccio e della tinca)

Dùrela, Accio... La minestra di pescio va mangiata, mìa disquisita (potresti anco legge: di squisita!).... No, era bellina anco perché 'gnavevi messo 'r disegno del luccio... Gira e rigira vato a trascrive'le parole dell'Artusi... Ma che ci ve' fa': lui lì era di Forlimpopoli, sapeva'na sega di lucci e tinche... Di cignali, però, se ne'ntendeva assai: le su ricette son fenomenali...





MA ORA GUARDA TE COSA MI TOCCA FA' PER CORPA DI ACCIO. ACCIDENTI A TE E A ME CHE TI STO GHIETRO! RICETTA NUMERO 517. PIATTI DI PESCIO! «La tinca disse al luccio: - Val più la mia testa che il tuo buccio. - Buccio per busto, licenza poetica, per far la rima. Poi c'è il proverbio: “Tinca di maggio e luccio di settembre”. Fate un battutino con tutti gli odori, e cioè: cipolla, aglio, prezzemolo, sedano e carota; mettetelo al fuoco con olio e quando avrà preso colore, versate le teste delle tinche a pezzettini e conditele con sale e pepe. Fatele cuocer bene, bagnandole con sugo di pomodoro o conserva sciolta nell'acqua, poi passate il sugo e mettetelo da parte. Nettate le tinche, tagliate loro le pinne e la coda e così intere, ponetele al fuoco con olio quando comincia a soffriggere. Conditele con sale e pepe e tiratele a cottura col detto sugo versato a poco per volta. Potrete mangiarle così che sono eccellenti; ma per dare al zimino il suo vero carattere ci vuole un contorno d'erbaggi, bietola o spinaci a cui, dopo lessati, farete prender sapore nell'intinto di questo umido. I piselli pure vi stanno bene. Anche il baccalà in zimino va cucinato così.»
Pellegrino Artusi di Forlimpopoli venuto a sciacquare i panni in Arno!



Sandro Ivo Bartoli: 'aro Accio la minestra sur pescio l'intendo 'osì






Sandro Ivo Bartoli

‘ARO ACCIO LA MINESTRA SUR PESCIO L’INTENDO ‘OSÌ

Seeee. ‘aro Accio.  Ora m'ài  stuzziàto sur Padule... e la minestra di PESCIO. Mi disse Fovio der Bianchi 'he per falla bona ci voleva "DIMORTO VINO BIANCO", che poi, prontamente, mi fece saggiare. E a vecchiano colla biciretta ci tornai tutto sbucciato.
Ora, però, bisognerebbe rispond'a tema sur vino: "Quest'è vino nato sotto le prode, Bagna le labbra e le budella gode; A chi'un ni piace, 'un c'è probrema: Lo bevo io, a voijartri ll'anatema; Di un proverbio a me assai caro: "A chi 'un beve'r vino, che Dio ni lèvi ll'acqua"... E seppoi uno si trovasse n'der ber mezzo del padùle, una sera d'estate, a agganghì da la sete e colle zanzare belliose, allora sì che ci direbbe "a pippo di'occo"!  NOE! Ir pescio dov'esse nostrano, come'r vino. 'Nsenò è troppa simprice. Eh! Ma ora'è tardi... Comunque ci vor le Gobbe, quarche Scarbatra, se ci'apita un'anguill'o due 'un ci letiano mia, e fette di pane unto'oll'aglio...un par di tinchine possibirmente sotto misura (con quelle a misura ci viene bono'risotto: a mestiere) aumentano la goduria... Li, ortretutto, è l'unia vorta che 'un son daccordo coll'Artusi, quando dice che la Tinca è maglio del Luccio: a me mi piace di più'l Luccio, anco perché gliè parecchio più gnorante... Bono lesso, bruciato, anco fritto e poi ripassato alla livornese, e perfino ar forno drogato cor buro...




O bell'e capito: ora mi tocca fa anco la cena di pescio di padule ar casotto di Ramiccio.... Mi riordo eccome se lo riordo  c'ho sempre la CICCATRICE d'un morsotto di luccio - ortretutto piccino, e lo volevo slamà per ridanni la via. 'Nvece mi morse, e allora lo porte'via... Mi pare lo feci bruciato... La ricetta gliè segreta! Ma mi chiamino, mi chiamino: sann'una sega duve'ndà a chiappà la roba bona, lorolì!... figli d'un cane... io c'avre'anco da scrive du'note su Franck, Mozart e Liszt. Ma così, come si fa?





Sandro Ivo Bartoli: Diario del 15 dicembre. Dopo le prove verso il vin ci si move. Su consiglio di Mozart







Sandro Ivo Bartoli
 DIARIO DEL 15 DICEMBRE 
(Dopo le prove verso il vin ci si move. Su consiglio di Mozart)

Il Diario dell'eccelso pianista con mitico violinista che apre al dionisiaco del vino eccelso in vista. CDS



Ecco, en guasi le cinque, e io ho finito òra di stughià 'nsieme alla mi mollie e ar Fornaciari: ir più grande violinista italiano vivente. Invece di come 'un mi riordo più chi, che dopo esser stato ad un ristorante di lusso lasciò trapelare che aveva mangiato "tutto pescio", io lascio trapelare che abbiamo stughiato "tutto Mozart". Sapete com'è: nel nostro piccolo... Fornaciari è incredibile: maneggia le frasi musicali come fussino fatte di creta, e ci tira fori monumenti. Ora il suo violino parla, ora urla, ora sovrasta tutti gli altri coll'autorità del genio musicale. Ma 'un vi voglio mìa annoià colle mi'seghe... Piuttosto, mi rifaccio ar famoso "TRAPELO", che in Vecchianese vor dì 'un artra'osa... Già. Ora bisognerebbe 'he mi trapelassino alla vineria, di peso, così lo sapre'io 'ome fa a rilassa'nervi..


...CONTINUA




domenica 14 dicembre 2014

Gabriele Adriano Gagetti: Auto-flagellazione in materia di Ceppa con evocazione di Buo e Battente e del Bracco





Gabriele Adriano gagetti
AUTO-FLAGELLAZIONE IN MATERIA DI CEPPA
(con evocazione di Buo e di Battente e del Bracco)

Per incoraggiare ad una accettata auto-ironia i coinvolti nei miei post! mi autoflagello ricordando che il Mitico Battente che fece alcuni viaggi insieme al Bracco, sosteneva che provenissi da CEPPAIANA - paese nel Comune di Crespina o di Lari. Il fatto non era casuale vista la mia circonferenza cocurbitale. Ah! dimenticavo il primato dei racconti buffi aveva luogo nei loclai del BAR DEI MAIALI. Chissà poi perchè si chiamava cosi' - osai chiederlo ad un vecchio compagno - con molta riluttanza mi rispose che anticamente i locali erano destinati a MANDRIOLO. IL VECCHIO COMPAGNO ERA "BUO" al secolo Ettore Puccetti, compianto amico di famiglia,, noto in età giovanile di avere avuto trascorsi nei pressi del Camp Darby. BUO generoso e orgogliosamente attaccato al vernacolo del SERCHIO, dopo aver aiutato un AMERICAN SOLDIER in non so cosa, ne ricevette un THANK YOU! Messo difronte a questa lingua foresta e imperialista, BUO, assalito da genuino dubbio agricolo, esplose con: - TANKE IU - SO NA SEGA COSA VOR DI, INTANTO LA MAIALA DI TI MA E POI M'INFORMO - AUGURATI DAVEMMI DETTO QUARCOSA DI BONO.





Sandro Ivo Bartoli – Gabriele Adriano Gagetti: Con la Fanta la fantasia non canta





Estraggo, come curatore, la conversazione in dialogo Vernaholo tra Sandro Ivo Bartoli e GAG sulla constatazione che i giovani studenti bevono anziché vino di qualità… la Fanta. (Accio)



CON LA FANTA LA FANTASIA NON CANTA





SANDRO IVO BARTOLI

 Tutta questione di dialettica: "IL BISCHERO/I BISCHERI. I giovani studenti per imparare devono bere vino “bono”. E non la Fanta.  Professori perché un gniene date!, di vino nero?

 GABRIELE ADRIANO GAGETTI

Un possin beve poveri figlioli; è perioloso per via del traffico quando vanno in giro o escon da scuola; con la Fanta, tanto tanto tiri du rutti.

SANDRO IVO BARTOLI

Si, e poi le gente si meraviglia se'giovani son segajoli! Io'r primo bicchier di vino (nero - e dimorto bono) l'ho tracannato insieme ar mi'nonno Luaferetti Antonino du Feruccione alla tenera età di sette anni. Di beve 'llurtimo, per ora, un se ne ragiona nemmeno!

GABRIELE ADRIANO GAGETTI

...e naturarmente 'r vino era der suo... della serie come si dice a VECCHIANO? - CHE OMACCIO! Ci sta che senza r'vino der tu nonno avresti mparato peggio a picchià le dita su tasti; nvece sei oventato na star quindi vino a randa e chi un ni pace vada a Fanta. Ti garba ìosi'



SANDRO IVO BARTOLI

OOOOOOOOOOOOooooo, mi garba si! Eh, s'e 'n omaccio maddìo te, che l'e vorsuta buttà tutta 'mpoesia! Ora, però, bisognerebbe rispond'a tema: "Quest'è vino nato sotto le prode, Bagna le labbra e le budella gode; A chi'un ni piace, 'un c'è probrema: Lo bevo io, a voijartri ll'anatema; Di un proverbio a me assai caro: "A chi 'un beve'r vino, che Dio ni lèvi ll'acqua"... E seppoi uno si trovasse n'der ber mezzo del padùle, una sera d'estate, a agganghì da la sete e colle zanzare belliose, allora sì che ci direbbe "a pippo di'occo"! Salute!

Ah, a proposito: star io 'un la sono davvero... semmai "buonéro" (si, si, mi garba scritto'osì)...







Adriano Gabriele Gagetti: ricordo di Claudio Baraglia ovvero di come riposarsi in classe


Via Cardinale Maffi dove un tempo era situata
la succursale di ragioneria
con sede centrale in Via Benedetto Croce
vicino alla stazione.
Praticamente al lato opposto.



Adriano Gabriele Gagetti

RICORDO SCOLASTICO DI CLAUDIO BARAGLIA 
OVVERO COME RIPOSARSI IN CLASSE 

Claudio il Baraglia, il nipote di Batteria, in quinta ragioneria a Via Cardinale Maffi; appoggiava la capoccia gialla sul tavolo leggermente sostenuta dalle GOMITA. Sonnecchiando sonnecchiando manteneva vigile qualche neurone allorchè la prof. di GEOGRAFIA pronunciava il fatidico "CHI INTERROGO?"- Con un scatto geometrico ad angolo retto il Baraglia sollevando il dito diceva "IO NO" e con placida sequenza riprendeva la posizione di riposo.




sabato 13 dicembre 2014

Mariano Nencini - Gabriele Adriano Gagetti: "Da Vecchiano all'estero in Citroen per star ben" - Con introduzione di Claudio Di Scalzo







Claudio Di Scalzo

DA VECCHIANO ALL'ESTERO IN CITROEN PER STAR BEN

Mariano Nencini con un'allegra brigata vecchianese, i cui nomi scopriremo nelle prossime puntate, venendo ricordati o se loro stessi racconteranno, è stato l'inventore con la sua Dyane rossa - che rimanda anche alle sue idee coerentemente di sinistra (è stato operaio in una importante fabbrica pisana) - di viaggi iperbolici e creativi verso paesi europei dell'ovest e dell'est. Una sorta di pioniere pop-country-vecchianese che varcava confini, conosceva genti e usi e costumi e il tutto per riportare lor gesta a Vecchiano come narratore orale. Mariano Nencini è un formidabile narratore orale. Uno scrittore dell'oralità. Con la sua mimica, il suo umorismo, le sue caratterizzazioni di personaggi lontani e vicini nel tempo, è parte della memoria storica di Vecchiano. Ovviamente con un punto di vista suo, anche narrativo orale, legato alle vicende non solo del divertimento bensì anche delle lotte di quando la sinistra, negli anni sessanta e settanta, era veramente sinistra.

E' mia speranza che la Dyane e chi vi viaggiò sopra, magari sospinto da commenti e richieste di chiarimenti dal nostro Adriano Gabriele Gagetti, sia "motore" di una narrazione corale. Che, secondo me, è la maniera adatta perché tanta ricchezza d'invenzioni biografiche e linguistiche non vadano perse o affidate al caso e all'oblio di Facebook. Che è episodica per sua natura e fortemente superficiale, mentre il weblog "Vecchiano un paese" è un LIBRO. Ed è diverso.   




da Facebook 

ADRIANO GAGETTI e MARIANO NENCINI

Adriano Gabriele Gagetti

Ecco ora rivedo la tua mitica Dyane come me la ricordavo, dipinta e accessoriata per i grandi viaggi Oltrecortina; compliementi per averla saputa conservare - Massimo Di Scalzo se non erro è l'Ingegnere Aeronautico o qualcos di simil. Il puzzle si completa nella mia memoria. Non trovo l'attacco giusto per ricordarmi del Gabbani, ma avendo rivisto la tua Dyane , Mariano, mi ritorna alla mente quando veniva al Circolo vestito in abito tradizionale da mugik sovietico. Dotato di tutto punto mi suscitava una grande ammirazione. Contro tutto e contro tutti, del tutto indifferente dei lazzi e scherzi che a Vecchiano non mancavano mai, Il Gabbani, denominato da certuni GABOF e da altri il SOVIET SUPREMO è stato indubbiamente un personaggio unico

Mariano Nencini

In questa foto c’è Massimo Di Scalzo (le famiglie Di Scalzo, senza parentele tra loro, a Vecchiano son due; una è quella di massimo l’altra di Accio, NdR) , allora il diplomato tra noi; è andato da poco in pensione ed è stato per tanti anni un dirigente Enel... con lui ho fatto diversi viaggi:Turchia,Romania, Cecoslovacchia… in questa foto siamo a Budapest.

Adriano Gabriele Gagetti

Mi ricordavo che aveva una qualifica tecnica - comunque grazie della precisazione. Con lui non avevo conidenza, mentre avevo molta consuetudine con Franco e con Roberto i suoi cugini. Franco non l'ho mai più incontrato, invece Roberto l'ho incontrato spesso nel corso di questi anni. Bravi ragazzi. Il terzo è il maestro Roberto Melani vero?

Mariano Nencini

Esatto , la Dyane celeste è quella di Pietro Salvadori che fatto la foto e l'altro è Antonio Loni.

Adriano Gabriele Gagetti

Antonio Loni ho fatto fatica a riconoscerlo, ma dopo che me lo hai detto ho focalizzato; Pietro Salvadori, mi pare fosse quello con gli occhiali spessi da miope che aveva come soprannome CASTRACIUI o mi sbaglio? Antonio Loni, veniva spesso chiamato con il nome al diminutivo di suo padre NICOLINO - vero?

Mariano Nencini



Sì… con Antonio Loni non ricordo quanti viaggi abbiamo fatto essendo moltissimi ... mi piace ricordare quello in Portogallo ... in questa foto (vedi in esergo, NdR) c’è la villa dove fummo ospiti di Antonio Tabucchi... villa rammentata nel suo libro" Requiem".


... CONTINUA





"Uno per uno tutti narratori fuori e dentro la foto della partita a Vecchiano" - Luciano Marianetti, Stefano Grossi, Gabriele Adriano Gagetti, Mariano Nencini









UNO PER UNO TUTTI NARRATORI
(Fuori e dentro la foto della partita)

Luciano Marianetti

io nn ho ancora chiaro chi fossero gli ultimi due accosciati a dx ... qualcuno lo sa?

Stefano Grossi

Luciano, siccome anch’io ero in quella squadra e i due acc. A dx sono il Gotti e il Bechelli

Gabriele Adriano Gagetti

Si comincia a completare il puzzle delle persone - il Gotti e il Bechelli non li avevo riconosciuti - quindi la fila accosciata si completa con il Di Scalzo (Franco se non sbaglio) il fratello di Roberto. Non mi ricordo il nome dell'accosciato di centro. Mi ricordo che non aveva un arto.....oppure mi sbaglio e me ne scuso. Il Bechelli quindi è il pittore - non tanto con lui quanto con suo padre Alfredo ero molto in confidenza. Aveva fatto il militare nei bersaglieri insieme a mio nonno Giuseppe. Erano amici per la pelle e mi raccontavano spesso quando toccava loro di finire in cella di rigore per le malefatte che combinavano. Il Bechelli padre attualmente sepolto al Cimitero di Ripafratta ovvero al suo paese di origine (mio nonno era di Pugnano ed è li' che tumulato) è stato un uomo davvero spassoso. Dotato di una acuta sagacia è stato un grande narratore di barzellette (pulite) e di storielle buffe. Sarebbe interessante sapere se suo figlio ne ha annotate certune. La mia famiglia lo ricorda sempre con affetto; aveva l'abitudine di quotidiana di fare visita ai miei genitori in Macelleria nelle ore in cui veniva pulita e in quei frangenti si è formata una grande amicizia che esisteva già, perchè finchè visse mio nonno era li che si incontravano. Alfredo Bechelli era un ottimo giardiniere, potatore e affini. Ringrazio Stefano Grossi di cui vorrei ricordarmi meglio per avermi permesso di ricordare questa persona gentile. Un dettaglio visto che in altro racconto si parla di Varese il barbiere - anche i Bechelli erano clienti di Varese e con il Bechelli figlio quando mi capitava di incontrarlo nella barberia mi soffermavo a parlare del suo stile pittorico. Auspico che ne frattempo abbia potuto sviluppare con successo questa sua qualità giovanile che mi ricordo piuttosto interessante già a quei giorni. Chiedo conferma a Mariano che di quella partita fu il DEUS EX MACHINA.

Stefano Grossi

Accosciato di centro è Carlo Mazzanti detto Carlino

Luciano Marianetti

 Mi hanno detto oggi in paese dove il post evidentemente e molto visto che anche il Pazzo aveva lavorato come apprendista dal mitico Varese alla curva dopo la Pergola... o si sbagliano ?

Mariano Nencini

 il primo accosciato alla nostra sinistra è il cugino di Franco Di Scalzo Massimo...



venerdì 12 dicembre 2014

Gabriele Adriano Gagetti: Sulla mia pettinatura e come Varese l’accudiva. Ricordando il soprannome che Accio m’affibbiò



Il barbiere Varese nella sua barberia di Vecchiano 
Foto gentilmente concessa dal figlio Alessio Baroni




Gabriele Adriano Gagetti

  SULLA MIA PETTINATURA E COME VARESE L’ACCUDIVA
(Ricordando il soprannome che m’affibbiò Accio)   

Voglio raccontare con un "outing" simpatico - se ti ricordi Accio la mia caratteristica fisica era quella di essere grosso, e nel grosso ci stava una bella "CEPPA", tantè che tu invece di Cacio, mi chiamavi Testi. Io me ne impippavo e quella che voleva essere una provocante offesa divenne un modo simpatico di definirmi. Una volta resa universalmente nota la mia autoironica volontà di fare di ciò un punto di forza, della mia "CEPPA" se ne parlava in modus olimpico in mitiche gare di misurazioni craniche, dove risultavo ogni volta il Lionel Messi della disciplina. In quel contesto e con un bel 64 di circonferenza cranica per scimmiottare un po' te e un po' i calciatori argentini iniziai a farmi crescere i capelli in maniera incontrollata. La cosa durò almeno tre anni - diciamo dal 1974 fino all'inverno 1977 - per dare una forma un po' più slanciata ai capelli che crescevano come crescono anche ora come sospinti da una propulsione nucleare, mi rivolgevo alle sapienti mani di Varese che settimanalmente mi dava le sforbiciate giuste per far si che non si allargassero ai lati e continuassero a crescere dietro. Infinite lisciate a pettine bagnato, rasoiate delicate e poche forbici davano ai miei capelli la forma di una "justicatio cranii" ovvero di una sorta di parrucca che copriva la non indifferente capienza cocurbitale. Nelle giornate ventose, dai lati i miei capelli sembravano una sorta di alettoni tipiche della Vespa 50, praticamente si aprivano ad alzata di COBRA. Nell'insieme una schifezza se non fosse stato per i buoni uffici di Varese. 







Un pomeriggio di quel 1977 mi presentai al Bar dei Comunisti con i capelli corti e ben più adatti alla mia dotazione di bordo - avevo ceduto alle pressioni di nonna Dina e francamente mi ero convinto che la cosa non reggeva. Fra le sorprese di tutti che mi avevano visto fino all 19,00 del giorno prima con i capelli lunghi si sollevo' la voce di Artiglino (Alberto Andreoni) che disse: - LO SAPEVO GIA' ME L'HA DETTO VARESE IERI SERA QUANDO ANDAVA CON GLI STRUMENTI DI LAVORO AL CAMPO SPORTIVO. DOVE VAI VARESE? - VADO AL CAMPO PERCHE' C'E' CACIO CHE M'ASPETTA SU UN PANCACCIO - PER LEVANNI DI DOSSO TUTTO QUEL PELAME LA BOTTEGA NON BASTAVA. Risate a crepapelle e come al solito "CARAGO UN GERMAISTER".



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Gabriele Adriano Gagetti: "Varese barbiere gentile"






Adriano Gabriele Gagetti

VARESE BARBIERE GENTILE

Autorizzato da Alessio, il figlio di Varese, faccio Ivan il Matto, ovvero una virata secca tipica dei sottomarini nucleari sovietici e apro una serie di ricordi evocativi di Varese il parrucchier gentile che aveva la bottega alla curva (1) subito dopo il Bar la Pergola. Mi piaceva il suo modo di lavorare silenzioso e competente. Il Mago bravo parrucchiere per i miei gusti aveva troppa disinvoltura nel farti passare le forbici davanti alla faccia e da Vittoriano non andavo quando venni a conoscenza che in quel salone si consumavano dei veri e propri attentati depilatori pubici. Per certi versi visti i successi depilatori dei tempi moderni, Vittoriano fu un pioniere, tuttavia a quei giorni ci piaceva stare con tutte le nostre cosine che mamma ci aveva fatto. Tutti bravi, ma da Varese incontravi molte persone e di queste comincerò a parlare.


(Nota 1)  Rettifica stradaria in quest'epoca di spazi Schengen e Globalizzazione; Varese aveva la bottega alla GIRATA e non alla CURVA; la parola CURVA comincia a suonare strana da quando ho saputo che in tutte le lingue slave, compreso il rumeno che slavo non è, significa PUTTANA. Varese aveva la bottega alla girata dove abitava da una parte la RUGGINOSA e dall'altra STRIPPA E I CANI. Diamo a Varese quel che è di Varese e in questa babele linguistica rifugiamoci nel vecchianese:  GIRATA che tiene meglio il passo dei tempi rispetto all'Italico CURVA.



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Claudio Di Scalzo detto Accio - Adriano Gabriele Gagetti: BARBIERI VECCHIANESI





Claudio Di Scalzo - Adriano Gabriele Gagetti detto Cacio

BARBIERI VECCHIANESI


CARI AMICI VECCHIANESI E SE SCRIVESSIMO SUI BARBIERI DI VECCHIANO? (dai commenti al post del weblog "Vecchiano un paese")

(Gabriele Adriano Gagetti) - La foto mi ricorda, essendo il Mago al centro, Vecchiano quando al paese c'erano i tre parrucchieri e taglia barbe, Gianfranco il Mago, Varese e Vittoriano. Qualcuno mi aiuti se ce ne fossero altri - per il resto bisognava passare al femminile fra le quali ricordo Agnese.

(Gabriele Adriano Gagetti) - Queste persone passando per il Mago mi evocano un mare di ricordi e aneddoti, che spero di poter trovare il tempo di raccontare.






(Claudio Di Scalzo detto Accio) - Ecco! offro un titolo che possiamo svilupparlo assieme: "BARBIERI DI VECCHIANO". Specifico Vecchiano! perché poi, a mio avviso, il barbiere che merita un romanzo, e non bozzetti umoristici, bensì una narrazione "seria", anche tragica, è Il Pazzo: Fatticcioni Paolo


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