mercoledì 15 settembre 2010

Claudio Di Scalzo: Attimo alla Watteau

 

                                                          Watteau, "L'imbarco per Citera"


                                                     

                                                        ATTIMO ALLA WATTEAU

                                                  Vento sulla pianura verde s'attenua
                                                   ma dov'è la nave per la splendente Citera?
                                                   Gli occhi chiari del mare, le sue spume?
                                                   L'origine del tempo e del caso
                                                   della simpatia come dell'intesa
                                                   dondola sulle foglie che trascolorano.


                                                                                °°°


Immaginare un quadretto settecentesco, alla maniera di Watteau, sulle sponde della pineta vecchianese e la foce del Serchio è stato un esercizio di immaginario anacronistico, ma dolce. Dedico questi versi a Margherita Stein. Che custodisce un suo mondo fantastico di Utopia e libertà aristocratica . CDS



 

lunedì 13 settembre 2010

Claudio Di Scalzo detto Accio: Il Castello di Ripafratta e Ugolino






IL CASTELLO DI RIPAFRATTA E UGOLINO
(anche lettera a Margherita Stein)

Alla base del castello di Ripafratta il Conte Ugolino fece allestire l'accampamento per i suoi uomini. Il Serchio limitava l'espandersi delle tende e del pascolo per i cavalli scossi. Sentì la provvisorietà di ogni luogo stretto com'era fra le mura merlate stabili in alto e il limite dato dall'ansa del fiume. Oltre il fiume le terre palustri di Vecchiano e forse l'inizio di altri fili del suo transito terrestre che avrebbe percorso, presto, soltanto con la divorante nostalgia del prigioniero. La mia vita è tutto un esilio da posti che promettevano di accogliermi, pensa Ugolino, controllando i denti al suo cavallo. (da "Inverno '900 in provincia", annuario Tellus 30, 2009)

Cara Margherita Stein,... domani ricomincio la scuola e illustrando nella classe terza il programma da svolgere citerò l'Inferno di Dante; e, so già che, ricordando il Canto XXXIII, quello dove appare la figura tragica del conte Ugolino e dei suoi figli,  ricorderò il castello di Ripafratta, perché dirò pressapoco che tanti eventi dell'Inferno dantesco si svolgono dove sono nato. E a proposito di Ugolino, prima ancora di Piazza Cavalieri a Pisa dove un palazzo ingloba la cupa torre, rammenterò il castello di Ripafratta. E i monti di San Giuliano, il "foro", per cui "i Pisan veder Lucca non ponno".

Qual è l'analogia che mi coinvolge? E' di una semplicità disarmante cara Margherita.  Perché dal paese di Ripafratta, su quella parte della via dell'Abetone, transito per andare a Lucca. Passando prima da Rigoli, e dalla sua piccola chiesetta romanica fino al Castello diroccato che vedo dall'auto, attraverso un paesaggio della mia memoria, ed è come se entrassi nel libro che non ho scritto ma che ho vissuto e che rileggo tenendo il dito proprio dove un giorno dissi a chi stava con me: "Si monta da questa parte".

E questo non posso raccontarlo, è un frammento di monologo interiore dinanzi a visi incuriositi dalla mia parlata pisana, o vecchianese, che poi è un misto tra Lucca e Pisa, e non mi resta che dire... un giorno mi sono fermato all'edicola del paese e ho chiesto: mi dà una cartolina del castello. Un cè, un cè mai stata. Ma come non avete una cartolina del castello di Ripafratta ricordato da Dante nella Divina Commedia!? E che bisogno cè d'una 'artolina se ce l'abbiamo sulla testa...

Ecco pessapoco così. E i nordisti cascano sempre nella trappola del prof! perché diranno noi il castello di Chiavenna sulla cartolina lo abbiamo. E io rispondo, sì, ce l'avete ma nella Divina Commedia non siete mica ricordati! e poi ci sono soltanto le fondamenta, il castello di Ripafratta ha ancora le mura, e presto faranno un ottimo restauro, questa è una bugia!, e si entra dentro passando sotto una volta crollata,... però a questo punto ancora torna un ricordo biondo e la spiegazione si complica...

... adesso interrompo questa lettera, è notte fonda, e l'insonnia mi ha permesso di scriverti questa lettera sentimentale, cara Margherita, e di preparare la cartella per tempo. Quando vai a Lucca dai un'occhiata per me al castello che narrandolo prima in un annuario, e poi in questa lettera, finirà su Facebook,... castello che spero prima o poi venga fotografato per una cartolina, perché la spiegazione dell'edicolante è simpaticamente vernacola ma anche testimonianza di come vengono sprecate occasioni importanti per far conoscere, e tutelare, la propria terra... lo so, stai per dire che il Castello di Vecchiano, che poi è un santuario, ha molte cartoline, ma si sa... dove si prega una cornice alla fede ci sta bene, i pellegrini si scrivono... a presto,
   
                                     Claudio detto Accio, ore 4,30



     
°°°
 

DUE IMMAGINI DEL CASTELLO DI RIPAFRATTA


Ché se 'l conte Ugolino aveva voce
d'aver tradita te de le castella,
non dovei tu i figliuoi porre a tal croce (vv 87)

                                                     








sabato 11 settembre 2010

Claudio Di Scalzo: Marina di Vecchiano di Mario Pardella su Facebook

 

                                                               Foto di Mario Pardella


LA MARINA DI VECCHIANO DI MARIO PARDELLA

Mario Pardella è un uomo gentile. E come guarda e conserva per sé e per gli altri il mare vecchianese lo dimostra. Mario è anche il mio vicino di casa, 'ase appicciate,  dal terrazzo che porta al primo piano, dove ci stanno libri e disegni e attrezzi del camion di mio padre, nel caos complice, vedo le sue finestre e un limone. Mario è amico cortese della Nada, che a lui si rivolge per problemi “insormontabili”, un interruttore che non funziona alla lavatrice, un problema all’apparecchio telefonico! - per la Nada anche se Mario è pensionato rimane il tecnico dei telefoni - un consiglio sull’acquisto del nuovo televisore che un fulmine ha annerito. A tutti e due. Per averne l’aiuto la Nada va sul terrazzo, da dove in agosto guardo il centro del paese con la torre, una chiamata,... Mario... o Mario... e se è in casa lui appare, mite, cortese, disponibile. Anche in questi scatti su Marina di Vecchiano e Bocca di Serchio - su cui sta calando l’autunno - scopro la sua vera “firma”, offrire con delicatezza una parte del suo vissuto, i suoi pensieri visivi in cerca di un luogo amato, e che, grazie al web, al social-network Fb, può sfogliare assieme ad altri, a una amica per la quale è stato gli occhi sopra una spiaggia. Spiaggia del mondo… e credo del Bene.
Saluto Mario dal terrazzo di via Indipendenza n. 9 e da un altro alpino che guarda il Passo del Maloja e la Svizzera. Con la fantasia mi tuffo un'ultima volta dove ho nuotato tutto agosto. ACCIO

Ps. Sul Weblog “Vecchiano, un paese” vado scrivendo, severamente, che spesso, su Fb, i poeti - quelli che fanno pubblicità ognidì ai loro librini, raramente scrivendo inediti per paura che altri glieli copino, neppure fossero Montale o Calvino! - e gli addetti alla cultura, giornalisti, universitari, direttori editoriali, intellettuali di vario calibro, “sfigurano” per pochezza davanti a persone che non scrivono per mestiere o carriera, ma che sono, “scrivendo on line” più autentici, mostrando una loro “cifra” di umanità, di reale scambio e nel raccontare il "privato", il "quotidiano". Senza inutili chiacchiericci! tanto per segnalare la propria esistenza riversando su Fb quello che in genere sta nei cellulari, nel duetto visivo su Skypes. Credo che in futuro, anche sul piano sociologico, per "interpretare" i linguaggi della comunità italiana bisognerà leggere queste scritture e non quelle di chi possiede "mestiere". Le fotografie di Mario Pardella lo dimostrano. Si può usare il “medium” diversamente. La “narrazione”, autentica, sta in quel “Ultimamente ho molti pensieri che mi assillano”. “Narrazione” minimale, diaristica non in finzione per smilza esibizione web!, che sono lieto di scoprire, perché certe mie posizioni “ribelli” (nei quattro post dietro questo si possono leggere, compresa la "Lettera a Tania Marino" dove traccio una possibile futura narrazione per Vecchiano e dintorni), e credo comunistiche, contro la scrittura che viene resa feticcio mercificato in cerca di vendita (editori, carriera letteraria, mostre, giornali, riviste) anche nel mezzo più libertario mai inventato che è la Rete, non ricevono che ostilità, spesso silenziosa, anche da tanti “intellettuali” di sinistra. Ahinoi "comunisti". A cui consiglio di andare a cercare le "storie" oltre il loro recinto e ad inventare nuovi "significanti" sullo schermo. Ma se due vicini di casa, in un paese vicino al mare, s'intendono, con la complicita in rilancio di Giorgio Marianetti dottore del paese,  possiamo - e che strani percorsi offre la poesia quando non si definisce poesia! caro Mario Pardella - indicare un’altra maniera di “raccontarci”. Glocale per quel che vale.


 Claudio Di Scalzo
detto Accio figlio di Lalo




  

venerdì 10 settembre 2010

Claudio Di Scalzo: Olandese Volante e pirateria... o monachesimo che sa di prateria





OLANDESE VOLANTE  E PIRATERIA O MONACHESIMO CHE SA DI PRATERIA

Scrivendo a un lettore che ha la silhouette del generico destinatario di confidenze, confido quanto mi sta a cuore: sul mio essere un artigiano che ha avuto a che fare con la letteratura e l’arte non essendo un addetto ai lavori nella poesia, nella prosa, nell’arte.
Ricevo e-mail, le più diverse, dopo la mia presenza su Facebook e l’annunciato ritorno, in un magazine, come L’Olandese Volante, che chiedono notizie su di me, pubblicazioni, lacerti di biografia, e affettuose richieste di andare a incontri, letture, eventi, addirittura di inventarmi un laboratorio poetico!

Caro lettore episodico,
io sono semplicemente uno di Vecchiano che scrive. Di Vecchiano anche se sto tra le alpi retiche. Qua e là appare il mio nome e cognome, anche in eventi lontanissimi della neo-avanguardia e dello sperimentalismo; e poi perché con un amico inventai un libro di lettere, a lui dirette sul paese dove siamo nati, pubblicate da un editore con tante librerie, e se ci ripenso i vantaggi furono magnifiche cene dove qualcuno a tiratura 300.000, con un italiano stento, ti chiedeva interrogativo se il sedano nell’intingolo era buono! o ritrovavi il fondatore di Diario, ma che per te era rimasto quello conosciuto alla riunioni con Sofri a Pisa; frequentazioni che, al di là della simpatia che generano, secondo me all’Autore nel fine Novecento e ancor più oggi non servono a nulla, anzi danneggiano, perché ti portano nel magma-caos di una simil-vita letteraria dove i corpi sudano strusciandosi come le natiche sulla simil-pelle dei divani.

Tutto ciò non mi garba. Non ne ho voglia. Certo se uno cerca frequentazioni per ottenere una pubblicazione, apparire in rivista, essere ricordato in un premio, può servire. A me non si confà. Perché per me l’Autore intanto è postumo, se lo vale; inattuale se vive con quel minimo di niccianesimo la sua dionisiaca residua selvatichezza per evitare la società dello spettacolo e la teatralizzazione dei vissuti in rosa sul Web; negato al feticismo della merce se si ricorda del filosofo di Treviri, e abbastanza sapiente da tenere l’Ecclesiaste sul comodino dando poca importanza ai lasciti, compresa la scrittura, sulla terra che lascerà a breve! Se poi uno ha la fortuna, di conoscere l’Assoluto in amore, e può essere anche il Cristo, e io l'ho avuta, ciò tiene lontani da quanto è un pallido riflesso se lo si cattura con la poesia per affidarlo alla pubblicazione e ricavarne vita letteraria,... bisogna usare ogni cautela, il rischio è di sfregiarne la nascosta bellezza. 

Da qui la prateria, la solitaria saggezza della pista, anche on line, per anni, dal 2005, solo e davanti a chi ti cerca per un attimo, stando altrove. Anche in una mansarda della Valchiavenna come un monaco. Domani, con l’Olandese Volante il meccanismo sarà lo stesso. Oceano. Sul web ci sto in solitaria, ma offro inediti, il mio essere in scrittura se interessa e in immagine, le narrazioni che per me contano. Se uno vuole incontrarmi di persona, anche senza preavviso, è facile: in luglio nella pinetina di Marinella di Sarzana e la sera al Bar Cartagena di Marina di Carrara; ad agosto in Piazza a Vecchiano, o dietro la chiesa, basta aprire un cancello verde e chiamare: Accio, e se volete essere educati Signor Accio…; gli altri mesi in via Manzoni, che porta alla stalla del Gino, a San Cassiano Valchiavenna. Non vi potete sbagliare c’è la mia casa, c’è la stalla, e due labrador, uno miele, uno nero, che neppure abbaiano, e che scuotendo la testa, vi indicheranno uno che vanga l’orto o sega la legna… da uno così è inutile cercare di discorrerci di letteratura e arte. Fareste il viaggio a vuoto.

Non vado mai ad eventi legati alla letteratura, siano grandi o piccoli; dal 1986, dopo un incontro sui “destini” della Poesia, a Udine, da Campanotto, che generò una dimenticata antologia sul “Nuovo”, sono tornato a Verona, il 24 aprile 2010, a discutere di poesia on line, perché l’ha organizzato un artista generoso che si chiama Alessandro Assiri.  Accio
 


on line settembre-ottobre
 
DIREZIONE
 
Marco Baldino marcobaldino@libero.it  
Claudio Di Scalzo discalzo@alice.it
 
 
 
 
 

giovedì 9 settembre 2010

"Il Cinè e i carrarini col braccino di fuori”. Dal bar Cartagena.

 



DA FACEBOOK: MARCO FRUZZETTI E CLAUDIO DI SCALZO

Ciao Marco... Ti saluto dalle montagne. Anche l'altro Marco. A fine ottobre passo a salutarvi al Cartagena. Sto giù qualche giorno per la Fiera del fumetto a Lucca. A breve invento qualche raccontino sulle battute ascoltate lì. Quel russo, come si chiamava? che raccontò che i carrarini nell'incubatrice mettono il braccino di fuori e poi comprano le auto smartie… Claudio

ciao cla un saluto anche da tutti noi ........l'estate sta finendo anche quest'anno e il tempo passa.cmq il russo di preciso non so come si chiama ........noi lo chiamiamo il cinè......( cinese ) ci vediamo a ottobre.....buon inizio anno scolastico .di nuovo ciao



BRACCINI DI FUORI
 
-Lo sai perché, tu che vieni da Pisa, ai carrarini nell’incubatrice tengono il vetro aperto?
-Questo proprio mi sfugge!
-Perché così mettono il braccino di fuori, e invece di piangere fanno brun bruunnn
-E lo sai poi perché da grandi comprano come auto la smartie?
-Anche questo non lo so
-Perché così possono metetr fuori tutti e due i braccini!

(Storia umoristica raccontata dal Cinè, a me, al Bar Cartagena di Marina di Carrara, nel luglio 2010. Per conservarla e pubblicarla mi ha aiutato Marco Fruzzetti, gestore del Bar Cartagena, come si capisce dallo scambio di biglietti ricavato da Facebook - CDS)



mercoledì 1 settembre 2010

Piero Chicca: Lubigio e Angiolina. Epitaffi dal “Mondo del Mamai”

 



Caro Accio-Claudio, se ti va puoi aggiungere - dopo aver pubblicato la “Lapide di Margherita C” - questi due epitaffi al prezioso “Vecchiano, un paese”. Sono apocrifi. Vengono dal “Mondo del Mamai”. Piero



LUBIGIO

Il giorno del suo decimo compleanno
quando cominciavano a fiorire le mimose
Don Ascanio gli regalò un buccellato
e gli fece incidere dieci stelline
sul bastone da pastore
gli raccomandò di farci una tacca ogni mattina
e di tornare da lui quando era finito il freddo
e le mimose cominciavano a fiorire.
Al primo riflesso di giallo
Lubigio andava da Don Ascanio che gli diceva
Torna fra due giorni
Torna domani
Ecco oggi è il tuo compleanno
e gli regalava il buccellato.
Così ogni anno Lubigio andava
a festeggiare il suo compleanno
tutto il giorno con Don Ascanio.
Poi Don Ascanio lo lasciò
e Lubigio venne a Vecchiano.
A suo modo fece capire
al figlio del nuovo padrone
cos'erano e a cosa servivano
le migliaia di minuscole tacche
incise sul suo grosso bastone.
Così riusci a festeggiare
altri quarantaquattro compleanni
fino a novantanove che fu l'ultimo
perché il suo bastone non poteva più
contenere altre tacche
e perché morì d'incredulità
quando gli dissero che due uomini
erano andati nella luna.
Gli anziani ricordano come
Lubigio il pastore
piccolino gracile malfatto e assente
capiva i suoi cani e le sue pecore
e come loro capivano lui.



ANGIOLINA

A scuola non la vollero.
A cosa serviva la scuola a lei
povera demente.
Per lei non c'era scuola e non c'erano maestri.
Era bella ma
non si sposò e non ebbe figli.
Le sarebbe piaciuto avere un fidanzato
come le altre ragazze
e poi un marito e dei figli.
Le piacevano tanto i bambini.
Lavorò nei campi
tenne la casa e gli animali
ebbe cura dei suoi genitori fino alla loro morte.
Poi rimasta sola
si offrì al Serchio in piena.


°°°


In “Vecchiano, un paese” è stata pubblicata il 17 luglio la lapide e post-lapide per Margherita C”



La lapide l’ho ripresa dal prezioso libro del mio amico Piero Chicca: "Il mondo del Mamai” raccolta di documenti, pproverbi, filastrocche, epigrafi, e anche lapidi, mentre la “Post-lapide” è quasi un post-scriptum telematico a quanto esistette nel marmo. Alle “lapidi vecchianesi”, colorate e surreali, mi sono dedicato nella primavera del 2010 e stanno in Tellusfoglio.





Il magazine, OLANDESE VOLANTE, on line settembre-ottobre riserverà  attenzione al glocale, globale + locale, raccogliendo storie, racconti, frammenti, direttamente dai protagonisti e rendendo il tutto narrazione on line su pagine elettroniche che poi torneranno su carta nei piccoli centri, biblioteche, scuole. A questo progetto-prassi tengo particolarmente. Se il luogo è Vecchiano... biografie, ritratti, storie, mi tengono legato alla mia terra tosca. Invece di uscire di casa e in dieci minuti raggiungere Pisa, in un quarto d'ora Lucca o più semplicemente a piedi raggiungere la piazza Garibaldi che sta a cento metri dall'uscio di casa... apro questo weblog e sono dove la gente parla con  il sì che suona come diceva Dante; e domani aprendo Olandese Volante che navigherà anche, in una specie di futuro remoto, raggiungerò nei miei sogni me stesso con la fionda e i calzoncini corti e agguanterò altri percorsi pisani. Sorta di Via Paal elettronica! ACCIO discalzo@alice.it