giovedì 28 ottobre 2010

Per una visione e una letteratura minore sull’Olandese Volante

 




PER UNA VISIONE E UNA LETTERATURA MINORE

Da bambino uno dei giochi della banda di Accio era quello dei “Tesori e segreti”. I bambini scavavano una buchetta, della grandezza di una mano, dentro vi depositavano corolle, cartoncini colorati, una faccina ritagliata. Il gioco proseguiva con i bambini che dovevano “raccontare” il segreto del perché la corolla, il cartoncino, la faccina era un “tesoro”. I bambini, e Accio tra loro, raccontavano anche eventi terribili. Però era un gioco, e quella piccola “tombina” evocava fantasmi che una corsa, uno strillo, una fetta di pane strusciata col pomodoro avrebbe cancellato. Ho pensato, stamani a questo gioco, mentre sto diventando l’Olandese Volante, e sono un uomo maturo, con i baffi che imbiancano e le tempie grigie, e ho ferite che mi fanno dolere il petto e fitte evocano anche tremende a notte, e credo che quei lontani “Tesori e segreti” non abbia mai smesso di scavarne. Tante piccole buche e vetri fino a questo del pc on line. La "mia" letteratura minore. Nel mattino d'ottobre sotto al frammento di vetro Accio posa un modellino con le vele sfrangiate da veliero, se l’è fatto da solo… con un guscio di noce, della mollica di pane, uno stecchino da denti, e un ritaglio di stoffa bianca e nera che la Nada, la su’ mamma gli ha dato. E lo guarda soddisfatto. Il suo tesoro. Nessuno della banda ha un tesoro così. Sotto al vetro. E gli amici vogliono saperne la storia. Il segreto. Una letteratura minore anche se Deleuze ancora non lo conosco udiranno da me. Anche se non ho ancora scritto un rigo da nascondere in altri luoghi che non saranno più un orto. Luoghi in una geografia da smarrire europea perché non c’è più l’amata presenza a cui raccontarlo. E' morta. Niente vale quel “tesoro” del bambino e quello dell’uomo perché non ha cambiato la vita.

Non si interrano tesori sotto a un vetro per avere un comando, un riconoscimento, un vassallaggio verso un’autorita, fosse pure un Padre, un Maestro, un Dio, No!, il “Tesoro” se ai bambini piace, se la tua storia li diverte o li commuove, ti riconoscono, proprio mentre racconti, loro “Capitano”. Perché la tua storia è tragica o fa ridere. Non aveva bisogno di critici allora, Accio, per dirne dell’umile bellezza, e neppure oggi sarà concesso questo potere a testualisti che si gingillano con l’interpretazione. All’autore bambino che ero non gliene importa niente. Nessuno si trapiantò tesori nel cuore per poi gettare via la mappa come lui. Con crudele innocenza. Così, oggi, su questo veliero, guardo quanto riluce nella stiva, sono sopra a un vetro, sopra un oceano telematico. Sono l’Olandese Volante. Faccio una letteratura minore da una vita, da quando ero bambino, e sono maledetto. Da un Deleuze mi sarebbe piaciuto conoscere cosa pensava di questo destino. Chi si è provato dopo di lui a spiegare cos’è la letteratura e l'arte, occultanto il delirio del capitalismo, ci ha fatto, spesso, la figura di chi s'imbastisce la propria navicella di poetica navigando in uno sputo di narcisismo  intellettuale. Golette governative a cui non riconosco alcuna autorità. A parte ciò, chiunque, sull’Olandese Volante potrà imbarcarsi avvistare nuove terre e isole e continenti ed essere avvistati come qualcosa che prima non si era visto. O letto. O dimenticato.


Claudio Di Scalzo

°°°


Sono in partenza per la Fiera del Fumetto di Lucca. Torno a casa. A Vecchiano. Ai primi di Novembre, l’Olandese Volante sarà on line. Sul veliero avrò casa. Discuterne con qualche amico che la vita la interpreta da fumettista sarà per me gioia grande.


martedì 12 ottobre 2010

Fabrizio Leoni: Caro Accio hai ricordi sul Cinema Olimpia? Da un messaggio su Facebook

  

                                                   Cds, "Accio sull'argine", acquarello.



CARO ACCIO... RICORDI IL CINEMA OLIMPIA?


Ciao Accio come stai ?
Mi spiace non esserci visti durante la tua permanenza a Vecchiano, in agosto, ma purtroppo il lavoro, le ferie e gli animali non mi hanno lasciato molto tempo libero.
Ti scrivo per chiederti se è possibile avere un tuo recapito telefonico da girare a Sauro Scalzini (il maestro di musica te lo ricordi ?) poichè sta scrivendo un libretto da presentare per l'inaugurazione del nuovo teatro Olimpia che avverrà presto e dove verranno ripercorse con notizie, storie e foto tutte le tappe che i muri del mitico cinema hanno visto ed udito. Si spazia dai personaggi organizzatori di eventi musicali , teatrali e di poesia che si sono avvicendati sul suddetto palco.
Sauro vorrebbe chiederti se hai qualche notizia al riguardo del Teatro che magari hai raccolto nel tempo e immagazzinato nella tua memoria o nei tuoi scritti che magari noi non sappiamo.
Ho usato il plurale perché io nel mio piccolo ho collaborato fornendo notizie per gli eventi e manifestazioni organizzate dal gruppo HOWL... ti ricordi Guccini, Brandurdi, Gaetano a Vecchiano?
Aspettando una tua risposta ti saluto e ti abbraccio nella fierezza di averti conosciuto ed aver condiviso con te la mia adolescenza.

                                            Fabrizio


°°° 


Caro Fabrizio... mi sembra proprio una bella notizia. Che mi dai. In calce metterò le coordinate per raggiungermi. Sì, ho ricordi, anche scritti, ad esempio il premio poesia, l'unico a cui ho partecipato, organizzato dal Carnevale Vecchianese, che vinsi giovanissimo con un poemetto dedicato a Vecchiano. Nella giuria Antonio Tabucchi, Mario Luzi, Piero Bigongiari, Silvio Guarnieri dell'università di Pisa, il critico e amico di Montale. La giuria si sentiva molto "paesana". In trasferta dalla città, dall'Università. Li presi in contropiede con un racconto sliricato in versi mezzo futurista e mezzo crepuscolare. Contro la "Tradizione". Invece di andare alla cena con la giuria portentosa, andai a ballare alla Capannina con il Pazzo, e Tabucchi s'incavolò di brutto. Per la scortesia. Il premio fu un dipinto di Marta della Croce, che conservo ed è molto intenso. Era il 1977. Mi piacerebbe ciò ricordarlo ed eventualmente pubblicare brani di questo poemetto. Che è rimasto inedito. Come la maggior parte di quanto ho scritto. Ma devo ritrovarlo. Il tuo arrivo sembra una simbologia. Stavo per fare “pulizia” tra le scatole e i file. Io butto via quanto a volte scrivo. Ho come Musa anche la Distruzione. In questi giorni penso a Rimbaud. Sarò a Vecchiano dal pomeriggio del 29 ottobre e riparto il lunedì successivo al mattino. Vado alla Fiera del Fumetto a Lucca. A trovare amici disegnatori. Ho il rimpianto di non aver fatto lo sceneggiatore per fumetti, di non aver tentato il disegno da fumettista.
Incontriamoci e così mi parli di cosa inventi. I luoghi, con le nuove forme di comunicazione, possono essere "narrati" e "interpretati". Anche Vecchiano, e soprattutto le nostre storie in esso che hanno, secondo me, una grande originalità. Credimi! Siamo stati una generazione notevole. Importante salvarne la scia. Ognuno con le sue potenzialità. Io tra questi. Non voglio fare lo scrittore, ma, ricordalo, Accio che scrive. Il tu babbo, il Pesciaio e Lalo l'hanno fatto oralmente, al muretto dellOlimpia, in piazza, noi possiamo incrementare "Vecchiano, un paese" anche con qualche scrittarello. Al muretto del web.  A presto, Accio.  discalzo@alice.it  




  

domenica 10 ottobre 2010

Claudio Di Scalzo detto Accio: La buca dello Scrocci


  
                                                                           CDS, "Bambino e grotta fonda", tecnica mista su carta, 10.10.2010



LA BUCA DELLO SCROCCI

Porgevo l’orecchio alla buca, alla Bua dello Scrocci sul Monte Castello, dietro la Chiesa, e se ci buttavi un sasso rotolava per minuti, in fondo in fondo in fondo anzi senza fondo bimbo giraci in tondo e se ci caschi più non torni sù… sù sù sù come i pesci dal mare che bolle fanno e sgusciano a te sugli occhi  per svanire un segreto.
Starà dormendo a occhi aperti?
E chi lo sa!… se stacca e finisce di soffrire è meglio
Da quanto è così?
Da quando è caduto dal tetto
Dal tetto?
Invecchiando sai com’è! Si era convinto che sotto le tegole c’era il suo romanzo..
Che romanzo?
Diceva di averlo scritto e messo in una busta sotto alla tegola!
E poi...
Poi è scivolato e si è quasi ammazzato… ed è qui a tormentarci in silenzio… si è fatta viva
un'amica… e dobbiamo  lustrarlo, e io perdo la parrucchiera...
Mi fermo io per il tuo turno… ma scrive davvero?
Sotto la tegola c’era un uccelletto mummificato… e nidi vuoti… a volte dice corbellerie… date.
Ci andavano in gruppo alla Bua dello Scrocci… io la raggiungevo da solo… più che altro stavo solo da piccolo… e poi le storie se ero in compagnia non l’avrei udite… magnifiche oh che strane… a volte mi prendevano in esse ed ero cresciuto e anch’io avevo qualche paese lontano da vedere e un oceano da traversare… poi buttavo un sassolino e la Bua dello Scrocci o chi mi parlava là in fondo capiva che era buio veniva buio e dovevo tornare a casa, che mi perdonasse, sarei tornato! altrimenti i miei stavano in pensiero… ma sarei tornato… no quelle cattive di storie non le voglio sentire… e invece anche quelle devi conoscere non fare il bimbetto… devi temprarti! Il mondo è cattivo, domani l’eroe muore o perde per stupidità quello a cui teneva più di tutto al mondo! Non te lo dico cosa!… allora non vengo! oh verrai lo stesso! no! verrai sarai tu il protagonista domani!
Sembra spaventato, signor ******* non faccia così, le tergo il sudore…
Il bambino tremava come una foglia, non cenò, cos’hai la febbre!?, no mamma, ho mangiato un panino dalla zia, vado a ripassare matematica e devo fare il disegno per Religione! Lo vedi mamma che sono diventato bravo! E invece disegnò una buca fonda fonda che a raggiungerla coi pensieri tutto si monda ma se ci caschi cuor ti sfonda pace non avrai paura t'inonda! Devo inventarmi un amuleto una protezione! E disegnò la ragazzina di cui era innamorato anche se lei non lo sapeva e se anche glielo avesse detto avrebbe fatto finta di nulla, lui era il ragazzo dei dispetti e sembra che uccidesse gli uccellini strizzandogli il becco per vedere come annaspavano… li prendeva nei nidi sotto alle tegole! Ed entrava nei bagni delle bambine per vedere loro la “pepa” e ridere di loro mentre pisciavano… il ritrattino era somigliante anzi abbellito, pensò il bambino, dov’è il portaritratti? ah eccolo. E preso un ovale, ci tolse il nonno, e ci inserì ***** e se la mise sul comodino… domani può dire cosa vuole la Donna sul fondo! Tu sei con me…buonanotte… Stai in piedi e ascolta se non vuoi stare in piedi accucciati a quattro zampe e porgi orecchio… ti vedo spavaldo! cos'hai che ti fa sentire tanto sicuro! un santino? ah la vedo la vedo è una “santina” e pensi possa proteggerti…scemo… se volessi la faccio arrivare fin qui e qui la tengo finché non la libererai! Non posso farlo? posso tutto! sprovveduto d’un bimbetto… c’è un trenino in arrivo… sì come quello che da Pisa va a Tirrenia all’albergo di tuo zio ma in un’altra cittadina… non dico quale deve ancora accadere non posso essere precisa… ascolta o smetto!... vuoi che ci metta sopra la ragazzina che hai in mano?… ah, romantico d’un bimbetto, ce la metto sta al finestrino e vede i luoghi dove l’aspetti per la prima volta… ma devi farmi vedere com’è…sporgi il braccio… tienila tra le dita… così… che la veda e me la imprima tanto da darle i lineamenti al vetro… ah che bei capelli... se li è scorciati da poco...
Non si agiti! La prego… Non si agiti così…dottore, il paziente scuote la testa e lacrima… gli passa? È l’agonia!… lo so non dovrebbe farmi impressione! Ma prima ero in altro reparto… pensa veramente che chi ha avuto troppe parole per il capo le rilegge tutte? Mi sta prendendo in giro?
Mi sembrò vecchia, ma non lo era, ora posso capirlo! Era vestita di nero come le contadine in lutto… era suo l’uliveto in cima al monte… mi spinse BUH e mi trattenne ridendo Buh!… cosa ci fai qui! Lo sai che è proibito dai vigili venirci! La devono tappare tappare… mi sentii precipitare… mi voltai aveva un riso sgangherato e il pelo arrotolato sul neo della guancia  mi sembrò un cavatappi… l’ovale mi sgusciò di mano e cadde nella buca… nella Bua dello Scrocci... la donna si allontanò… se quando torno da raccogliere le fascine sei ancora in giro ti ci butto dentro… non ti ci voglio qui… e il ritratto rotolava e rotolava e rimbalzava …e la voce dal fondo diceva… ora è mia ora è mia e dal treno non scende... e tu l'aspetterai invano… scemo… non hai saputo custodire quanto ti era stato donato… dal destino… non ci si può fidare di te… ahi ahi ahitè!… non ci si può fidare di chi crede di essere grande ed è un bimbetto bugiardo che immagina di sentirmi in fondo a una buca…

Non si agiti, aspetti che le asciugo le guance, vengono a farle visita… non posso capire cosa significa… mi spiace tanto… deve proprio essere stato tragico questo suo 11 ottobre…


CDS
ACCIO
11 ottobre 2010


°°°

Ho ricevuto lettere di amici. Il weblog "Vecchiano un paese" è il legame con la mia terra. Continuerà a ospitare storie vecchianesi. Non mie. Ma di tante vite. Questa è una che mi fu raccontata da un’infermiera all’Ospedaletto di Vecchiano e che ho leggermente modificato.
Credo che per la letteratura che verrà, chi la praticherà, non io, dovrà far incontrare quanto la selvaticheria di un mondo non domo dalla tecnica, o come essa lo ha pervertito ma non addomesticato, ancora accoglie in sé, le pulsioni e i sentimenti inespressi un tempo affidati al mugugno, alla parola mozza, di chi alfabeto non aveva, e… “innervarla” con la tradizione di una storia letteraria che viene sparsa come simulacro di retorica e stilistica vacua. Attualmente le due lingue sono la concrezione anche on line di un "peluche linguistico" fatto di moine e organi assenti. Il peluche non defeca non sborra non morde e se piange lo fa con acqua distillata. Avrà una bella avventura chi tenterà questa impresa. E se conoscesse il selvaggiume che esprime il maiale mentre viene macellato per ricavarne prosciutti assieme a ogni trucco dei tropi insaccati nello spettacolo dei vizi e delle virtù… forse ancora il ciuffo del ragazzo di Clerville s'affaccerà su di un cimitero immenso.

Claudio Di Scalzo detto Accio





  



mercoledì 15 settembre 2010

Claudio Di Scalzo: Attimo alla Watteau

 

                                                          Watteau, "L'imbarco per Citera"


                                                     

                                                        ATTIMO ALLA WATTEAU

                                                  Vento sulla pianura verde s'attenua
                                                   ma dov'è la nave per la splendente Citera?
                                                   Gli occhi chiari del mare, le sue spume?
                                                   L'origine del tempo e del caso
                                                   della simpatia come dell'intesa
                                                   dondola sulle foglie che trascolorano.


                                                                                °°°


Immaginare un quadretto settecentesco, alla maniera di Watteau, sulle sponde della pineta vecchianese e la foce del Serchio è stato un esercizio di immaginario anacronistico, ma dolce. Dedico questi versi a Margherita Stein. Che custodisce un suo mondo fantastico di Utopia e libertà aristocratica . CDS



 

lunedì 13 settembre 2010

Claudio Di Scalzo detto Accio: Il Castello di Ripafratta e Ugolino






IL CASTELLO DI RIPAFRATTA E UGOLINO
(anche lettera a Margherita Stein)

Alla base del castello di Ripafratta il Conte Ugolino fece allestire l'accampamento per i suoi uomini. Il Serchio limitava l'espandersi delle tende e del pascolo per i cavalli scossi. Sentì la provvisorietà di ogni luogo stretto com'era fra le mura merlate stabili in alto e il limite dato dall'ansa del fiume. Oltre il fiume le terre palustri di Vecchiano e forse l'inizio di altri fili del suo transito terrestre che avrebbe percorso, presto, soltanto con la divorante nostalgia del prigioniero. La mia vita è tutto un esilio da posti che promettevano di accogliermi, pensa Ugolino, controllando i denti al suo cavallo. (da "Inverno '900 in provincia", annuario Tellus 30, 2009)

Cara Margherita Stein,... domani ricomincio la scuola e illustrando nella classe terza il programma da svolgere citerò l'Inferno di Dante; e, so già che, ricordando il Canto XXXIII, quello dove appare la figura tragica del conte Ugolino e dei suoi figli,  ricorderò il castello di Ripafratta, perché dirò pressapoco che tanti eventi dell'Inferno dantesco si svolgono dove sono nato. E a proposito di Ugolino, prima ancora di Piazza Cavalieri a Pisa dove un palazzo ingloba la cupa torre, rammenterò il castello di Ripafratta. E i monti di San Giuliano, il "foro", per cui "i Pisan veder Lucca non ponno".

Qual è l'analogia che mi coinvolge? E' di una semplicità disarmante cara Margherita.  Perché dal paese di Ripafratta, su quella parte della via dell'Abetone, transito per andare a Lucca. Passando prima da Rigoli, e dalla sua piccola chiesetta romanica fino al Castello diroccato che vedo dall'auto, attraverso un paesaggio della mia memoria, ed è come se entrassi nel libro che non ho scritto ma che ho vissuto e che rileggo tenendo il dito proprio dove un giorno dissi a chi stava con me: "Si monta da questa parte".

E questo non posso raccontarlo, è un frammento di monologo interiore dinanzi a visi incuriositi dalla mia parlata pisana, o vecchianese, che poi è un misto tra Lucca e Pisa, e non mi resta che dire... un giorno mi sono fermato all'edicola del paese e ho chiesto: mi dà una cartolina del castello. Un cè, un cè mai stata. Ma come non avete una cartolina del castello di Ripafratta ricordato da Dante nella Divina Commedia!? E che bisogno cè d'una 'artolina se ce l'abbiamo sulla testa...

Ecco pessapoco così. E i nordisti cascano sempre nella trappola del prof! perché diranno noi il castello di Chiavenna sulla cartolina lo abbiamo. E io rispondo, sì, ce l'avete ma nella Divina Commedia non siete mica ricordati! e poi ci sono soltanto le fondamenta, il castello di Ripafratta ha ancora le mura, e presto faranno un ottimo restauro, questa è una bugia!, e si entra dentro passando sotto una volta crollata,... però a questo punto ancora torna un ricordo biondo e la spiegazione si complica...

... adesso interrompo questa lettera, è notte fonda, e l'insonnia mi ha permesso di scriverti questa lettera sentimentale, cara Margherita, e di preparare la cartella per tempo. Quando vai a Lucca dai un'occhiata per me al castello che narrandolo prima in un annuario, e poi in questa lettera, finirà su Facebook,... castello che spero prima o poi venga fotografato per una cartolina, perché la spiegazione dell'edicolante è simpaticamente vernacola ma anche testimonianza di come vengono sprecate occasioni importanti per far conoscere, e tutelare, la propria terra... lo so, stai per dire che il Castello di Vecchiano, che poi è un santuario, ha molte cartoline, ma si sa... dove si prega una cornice alla fede ci sta bene, i pellegrini si scrivono... a presto,
   
                                     Claudio detto Accio, ore 4,30



     
°°°
 

DUE IMMAGINI DEL CASTELLO DI RIPAFRATTA


Ché se 'l conte Ugolino aveva voce
d'aver tradita te de le castella,
non dovei tu i figliuoi porre a tal croce (vv 87)

                                                     








sabato 11 settembre 2010

Claudio Di Scalzo: Marina di Vecchiano di Mario Pardella su Facebook

 

                                                               Foto di Mario Pardella


LA MARINA DI VECCHIANO DI MARIO PARDELLA

Mario Pardella è un uomo gentile. E come guarda e conserva per sé e per gli altri il mare vecchianese lo dimostra. Mario è anche il mio vicino di casa, 'ase appicciate,  dal terrazzo che porta al primo piano, dove ci stanno libri e disegni e attrezzi del camion di mio padre, nel caos complice, vedo le sue finestre e un limone. Mario è amico cortese della Nada, che a lui si rivolge per problemi “insormontabili”, un interruttore che non funziona alla lavatrice, un problema all’apparecchio telefonico! - per la Nada anche se Mario è pensionato rimane il tecnico dei telefoni - un consiglio sull’acquisto del nuovo televisore che un fulmine ha annerito. A tutti e due. Per averne l’aiuto la Nada va sul terrazzo, da dove in agosto guardo il centro del paese con la torre, una chiamata,... Mario... o Mario... e se è in casa lui appare, mite, cortese, disponibile. Anche in questi scatti su Marina di Vecchiano e Bocca di Serchio - su cui sta calando l’autunno - scopro la sua vera “firma”, offrire con delicatezza una parte del suo vissuto, i suoi pensieri visivi in cerca di un luogo amato, e che, grazie al web, al social-network Fb, può sfogliare assieme ad altri, a una amica per la quale è stato gli occhi sopra una spiaggia. Spiaggia del mondo… e credo del Bene.
Saluto Mario dal terrazzo di via Indipendenza n. 9 e da un altro alpino che guarda il Passo del Maloja e la Svizzera. Con la fantasia mi tuffo un'ultima volta dove ho nuotato tutto agosto. ACCIO

Ps. Sul Weblog “Vecchiano, un paese” vado scrivendo, severamente, che spesso, su Fb, i poeti - quelli che fanno pubblicità ognidì ai loro librini, raramente scrivendo inediti per paura che altri glieli copino, neppure fossero Montale o Calvino! - e gli addetti alla cultura, giornalisti, universitari, direttori editoriali, intellettuali di vario calibro, “sfigurano” per pochezza davanti a persone che non scrivono per mestiere o carriera, ma che sono, “scrivendo on line” più autentici, mostrando una loro “cifra” di umanità, di reale scambio e nel raccontare il "privato", il "quotidiano". Senza inutili chiacchiericci! tanto per segnalare la propria esistenza riversando su Fb quello che in genere sta nei cellulari, nel duetto visivo su Skypes. Credo che in futuro, anche sul piano sociologico, per "interpretare" i linguaggi della comunità italiana bisognerà leggere queste scritture e non quelle di chi possiede "mestiere". Le fotografie di Mario Pardella lo dimostrano. Si può usare il “medium” diversamente. La “narrazione”, autentica, sta in quel “Ultimamente ho molti pensieri che mi assillano”. “Narrazione” minimale, diaristica non in finzione per smilza esibizione web!, che sono lieto di scoprire, perché certe mie posizioni “ribelli” (nei quattro post dietro questo si possono leggere, compresa la "Lettera a Tania Marino" dove traccio una possibile futura narrazione per Vecchiano e dintorni), e credo comunistiche, contro la scrittura che viene resa feticcio mercificato in cerca di vendita (editori, carriera letteraria, mostre, giornali, riviste) anche nel mezzo più libertario mai inventato che è la Rete, non ricevono che ostilità, spesso silenziosa, anche da tanti “intellettuali” di sinistra. Ahinoi "comunisti". A cui consiglio di andare a cercare le "storie" oltre il loro recinto e ad inventare nuovi "significanti" sullo schermo. Ma se due vicini di casa, in un paese vicino al mare, s'intendono, con la complicita in rilancio di Giorgio Marianetti dottore del paese,  possiamo - e che strani percorsi offre la poesia quando non si definisce poesia! caro Mario Pardella - indicare un’altra maniera di “raccontarci”. Glocale per quel che vale.


 Claudio Di Scalzo
detto Accio figlio di Lalo




  

venerdì 10 settembre 2010

Claudio Di Scalzo: Olandese Volante e pirateria... o monachesimo che sa di prateria





OLANDESE VOLANTE  E PIRATERIA O MONACHESIMO CHE SA DI PRATERIA

Scrivendo a un lettore che ha la silhouette del generico destinatario di confidenze, confido quanto mi sta a cuore: sul mio essere un artigiano che ha avuto a che fare con la letteratura e l’arte non essendo un addetto ai lavori nella poesia, nella prosa, nell’arte.
Ricevo e-mail, le più diverse, dopo la mia presenza su Facebook e l’annunciato ritorno, in un magazine, come L’Olandese Volante, che chiedono notizie su di me, pubblicazioni, lacerti di biografia, e affettuose richieste di andare a incontri, letture, eventi, addirittura di inventarmi un laboratorio poetico!

Caro lettore episodico,
io sono semplicemente uno di Vecchiano che scrive. Di Vecchiano anche se sto tra le alpi retiche. Qua e là appare il mio nome e cognome, anche in eventi lontanissimi della neo-avanguardia e dello sperimentalismo; e poi perché con un amico inventai un libro di lettere, a lui dirette sul paese dove siamo nati, pubblicate da un editore con tante librerie, e se ci ripenso i vantaggi furono magnifiche cene dove qualcuno a tiratura 300.000, con un italiano stento, ti chiedeva interrogativo se il sedano nell’intingolo era buono! o ritrovavi il fondatore di Diario, ma che per te era rimasto quello conosciuto alla riunioni con Sofri a Pisa; frequentazioni che, al di là della simpatia che generano, secondo me all’Autore nel fine Novecento e ancor più oggi non servono a nulla, anzi danneggiano, perché ti portano nel magma-caos di una simil-vita letteraria dove i corpi sudano strusciandosi come le natiche sulla simil-pelle dei divani.

Tutto ciò non mi garba. Non ne ho voglia. Certo se uno cerca frequentazioni per ottenere una pubblicazione, apparire in rivista, essere ricordato in un premio, può servire. A me non si confà. Perché per me l’Autore intanto è postumo, se lo vale; inattuale se vive con quel minimo di niccianesimo la sua dionisiaca residua selvatichezza per evitare la società dello spettacolo e la teatralizzazione dei vissuti in rosa sul Web; negato al feticismo della merce se si ricorda del filosofo di Treviri, e abbastanza sapiente da tenere l’Ecclesiaste sul comodino dando poca importanza ai lasciti, compresa la scrittura, sulla terra che lascerà a breve! Se poi uno ha la fortuna, di conoscere l’Assoluto in amore, e può essere anche il Cristo, e io l'ho avuta, ciò tiene lontani da quanto è un pallido riflesso se lo si cattura con la poesia per affidarlo alla pubblicazione e ricavarne vita letteraria,... bisogna usare ogni cautela, il rischio è di sfregiarne la nascosta bellezza. 

Da qui la prateria, la solitaria saggezza della pista, anche on line, per anni, dal 2005, solo e davanti a chi ti cerca per un attimo, stando altrove. Anche in una mansarda della Valchiavenna come un monaco. Domani, con l’Olandese Volante il meccanismo sarà lo stesso. Oceano. Sul web ci sto in solitaria, ma offro inediti, il mio essere in scrittura se interessa e in immagine, le narrazioni che per me contano. Se uno vuole incontrarmi di persona, anche senza preavviso, è facile: in luglio nella pinetina di Marinella di Sarzana e la sera al Bar Cartagena di Marina di Carrara; ad agosto in Piazza a Vecchiano, o dietro la chiesa, basta aprire un cancello verde e chiamare: Accio, e se volete essere educati Signor Accio…; gli altri mesi in via Manzoni, che porta alla stalla del Gino, a San Cassiano Valchiavenna. Non vi potete sbagliare c’è la mia casa, c’è la stalla, e due labrador, uno miele, uno nero, che neppure abbaiano, e che scuotendo la testa, vi indicheranno uno che vanga l’orto o sega la legna… da uno così è inutile cercare di discorrerci di letteratura e arte. Fareste il viaggio a vuoto.

Non vado mai ad eventi legati alla letteratura, siano grandi o piccoli; dal 1986, dopo un incontro sui “destini” della Poesia, a Udine, da Campanotto, che generò una dimenticata antologia sul “Nuovo”, sono tornato a Verona, il 24 aprile 2010, a discutere di poesia on line, perché l’ha organizzato un artista generoso che si chiama Alessandro Assiri.  Accio
 


on line settembre-ottobre
 
DIREZIONE
 
Marco Baldino marcobaldino@libero.it  
Claudio Di Scalzo discalzo@alice.it
 
 
 
 
 

giovedì 9 settembre 2010

"Il Cinè e i carrarini col braccino di fuori”. Dal bar Cartagena.

 



DA FACEBOOK: MARCO FRUZZETTI E CLAUDIO DI SCALZO

Ciao Marco... Ti saluto dalle montagne. Anche l'altro Marco. A fine ottobre passo a salutarvi al Cartagena. Sto giù qualche giorno per la Fiera del fumetto a Lucca. A breve invento qualche raccontino sulle battute ascoltate lì. Quel russo, come si chiamava? che raccontò che i carrarini nell'incubatrice mettono il braccino di fuori e poi comprano le auto smartie… Claudio

ciao cla un saluto anche da tutti noi ........l'estate sta finendo anche quest'anno e il tempo passa.cmq il russo di preciso non so come si chiama ........noi lo chiamiamo il cinè......( cinese ) ci vediamo a ottobre.....buon inizio anno scolastico .di nuovo ciao



BRACCINI DI FUORI
 
-Lo sai perché, tu che vieni da Pisa, ai carrarini nell’incubatrice tengono il vetro aperto?
-Questo proprio mi sfugge!
-Perché così mettono il braccino di fuori, e invece di piangere fanno brun bruunnn
-E lo sai poi perché da grandi comprano come auto la smartie?
-Anche questo non lo so
-Perché così possono metetr fuori tutti e due i braccini!

(Storia umoristica raccontata dal Cinè, a me, al Bar Cartagena di Marina di Carrara, nel luglio 2010. Per conservarla e pubblicarla mi ha aiutato Marco Fruzzetti, gestore del Bar Cartagena, come si capisce dallo scambio di biglietti ricavato da Facebook - CDS)



mercoledì 1 settembre 2010

Piero Chicca: Lubigio e Angiolina. Epitaffi dal “Mondo del Mamai”

 



Caro Accio-Claudio, se ti va puoi aggiungere - dopo aver pubblicato la “Lapide di Margherita C” - questi due epitaffi al prezioso “Vecchiano, un paese”. Sono apocrifi. Vengono dal “Mondo del Mamai”. Piero



LUBIGIO

Il giorno del suo decimo compleanno
quando cominciavano a fiorire le mimose
Don Ascanio gli regalò un buccellato
e gli fece incidere dieci stelline
sul bastone da pastore
gli raccomandò di farci una tacca ogni mattina
e di tornare da lui quando era finito il freddo
e le mimose cominciavano a fiorire.
Al primo riflesso di giallo
Lubigio andava da Don Ascanio che gli diceva
Torna fra due giorni
Torna domani
Ecco oggi è il tuo compleanno
e gli regalava il buccellato.
Così ogni anno Lubigio andava
a festeggiare il suo compleanno
tutto il giorno con Don Ascanio.
Poi Don Ascanio lo lasciò
e Lubigio venne a Vecchiano.
A suo modo fece capire
al figlio del nuovo padrone
cos'erano e a cosa servivano
le migliaia di minuscole tacche
incise sul suo grosso bastone.
Così riusci a festeggiare
altri quarantaquattro compleanni
fino a novantanove che fu l'ultimo
perché il suo bastone non poteva più
contenere altre tacche
e perché morì d'incredulità
quando gli dissero che due uomini
erano andati nella luna.
Gli anziani ricordano come
Lubigio il pastore
piccolino gracile malfatto e assente
capiva i suoi cani e le sue pecore
e come loro capivano lui.



ANGIOLINA

A scuola non la vollero.
A cosa serviva la scuola a lei
povera demente.
Per lei non c'era scuola e non c'erano maestri.
Era bella ma
non si sposò e non ebbe figli.
Le sarebbe piaciuto avere un fidanzato
come le altre ragazze
e poi un marito e dei figli.
Le piacevano tanto i bambini.
Lavorò nei campi
tenne la casa e gli animali
ebbe cura dei suoi genitori fino alla loro morte.
Poi rimasta sola
si offrì al Serchio in piena.


°°°


In “Vecchiano, un paese” è stata pubblicata il 17 luglio la lapide e post-lapide per Margherita C”



La lapide l’ho ripresa dal prezioso libro del mio amico Piero Chicca: "Il mondo del Mamai” raccolta di documenti, pproverbi, filastrocche, epigrafi, e anche lapidi, mentre la “Post-lapide” è quasi un post-scriptum telematico a quanto esistette nel marmo. Alle “lapidi vecchianesi”, colorate e surreali, mi sono dedicato nella primavera del 2010 e stanno in Tellusfoglio.





Il magazine, OLANDESE VOLANTE, on line settembre-ottobre riserverà  attenzione al glocale, globale + locale, raccogliendo storie, racconti, frammenti, direttamente dai protagonisti e rendendo il tutto narrazione on line su pagine elettroniche che poi torneranno su carta nei piccoli centri, biblioteche, scuole. A questo progetto-prassi tengo particolarmente. Se il luogo è Vecchiano... biografie, ritratti, storie, mi tengono legato alla mia terra tosca. Invece di uscire di casa e in dieci minuti raggiungere Pisa, in un quarto d'ora Lucca o più semplicemente a piedi raggiungere la piazza Garibaldi che sta a cento metri dall'uscio di casa... apro questo weblog e sono dove la gente parla con  il sì che suona come diceva Dante; e domani aprendo Olandese Volante che navigherà anche, in una specie di futuro remoto, raggiungerò nei miei sogni me stesso con la fionda e i calzoncini corti e agguanterò altri percorsi pisani. Sorta di Via Paal elettronica! ACCIO discalzo@alice.it 
 
 
 
   

domenica 29 agosto 2010

Accio: L’incontro con Doriano Cima sulla panchina a Vecchiano

 




I TRE AMICI DI MIO PADRE LALO

Come scrittore ho scelto di farmi un fiocco sul bavero della giacca con le mie radici che rimandano a Vecchiano, alla piana del Serchio, a mio padre camionista, al mio soprannome Accio. E se uno fa questa scelta sa, che tornando nel suo paese le storie lo aspettano nella voce di un uomo, di una donna, di una casa dove c’è un angolo in ombra, un giardino, una strada che porta all’argine. Ieri tornavo da Pisa. Da un Internet point gestito da giovani del Bangladesh. In piazza a Vecchiano uomini in pensione, anziani, a conversare. Gente che non naviga, che non sta su Fecebook o nei weblog, ma sono sguardi corpi storie. Su una panchina ho visto tre uomini. E quei tre avevano storie per me. Tre amici di mio padre, di Libertario detto Lalo. Ho fermato la macchina. L’ho parcheggiata accanto alla chiesa di sant’Alessandro ricordandomi che devo passare a salutare Renato Melani, mio compagno di scuola alle elementari e medie, e ora parroco. E sono andato verso la panchina dove erano seduti Doriano Cima, Piero Bertelli e in piedi appoggiato al manubrio della bicicletta Averardo Luperini detto il Maccai.
Posso salutare tre amici di mio padre?
Uno ad uno ho stretto loro la mano, con forza. Quella di Doriano Cima tremava e allora ho capito perché se ne stava, piegato sulla panchina, lui tanto alto e robusto da sembrare un ercole un tempo quando eretto nella sua possanza spediva i camion degli spinaci a Milano in un piazzale sulla provinciale. Mi è sembrato un personaggio dello scrittore Elio Vittorini, quando parla di uomini Elefanti, un tempo possenti, che invecchiano. Lo fa nel Il Sempione strizza l’occhio al Frejus. Doriano è stato quello che con più lentezza mi ha riconosciuto, intanto che abbracciavo il Maccai, curvo per le ore passate sul camion in autostrada, e salutavo il Bertelli, che aveva un cerotto sul naso, ampio, forse frutto di qualche operazione che a una certa età s’impone o magari per un urto; non glielo ho chiesto, ho rammentato invece Giulio suo figlio con cui studiavo alla Ragioneria di Pisa e sua figlia Patrizia che conobbi bambina, bambola tra le bambole in un cerchio colorato allestito nella sua casa, e che ho reincontrato su Facebook grazie al weblog “Vecchiano, un paese”. Abbiamo conversato brevemente e ho raccontato cosa faccio a Vecchiano, di come vada al mare al mattino per poi tornare verso le orate e il fritto della Nada, come raggiunga Lucca e le Mura passando da Ripafratta, e perché vada a Pisa in cerca di fumetti in bancarelle per metà abusive da venti anni. Quando poi ci siamo salutati e Doriano e rimasto ho sentito la voce dell’amico più intimo di mio padre.
- Ho passato l’ultimo giorno con lui, e ti racconto cosa ci siamo detti. Ricordo tutto. E se mi verrai ancora a trovare altro ti racconterò. Era forte come sempre, Lalo. Nessuno poteva pensare che poche ore dopo sarebbe morto nel campo alla Barra sotto un ulivo. Di certo sai che lui dalla guerra in Albania non l’aveva più visitato alcun dottore. Con una visita al cuore sarebbe ancora qui con noi. Però non ammetteva mani di dottori sul suo corpo. Quel giorno avrà sentito una fitta al petto e si sarà sdraiato al fresco, era giugno, il 12, dicendosi passerà e se non passa è lo stesso. Vuol dire che oggi è arrivata la mia ora. Salendo in auto, raggiungendo con meno di un chilometro l’ospedaletto in paese, l’avrebbero salvato. Tu l’hai ritrovato a notte, tra le lucciole che sembrava dormisse. Ora ascoltami e rammenta quello che ti dico, tuo padre mi disse quel giorno…


Accio
29 agosto 2010

martedì 24 agosto 2010

Claudio Di Scalzo: Ricordi di scuola di uno strapaesano telematico - 1


  




Claudio Di Scalzo

RICORDI DI SCUOLA DI UNO STRAPAESANO TELEMATICO - 1

Passeggiare, a sera, per Vecchiano è per me come sfogliare un album di fotografie, in bianco e nero oppure in virate seppia. Il “paese” nella bozzettistica toscana ha avuto una grande centralità. Nel secondo Ottocento in pagine di Collodi, Pelosini, Fucini e poi nel primo Novecento in Tozzi, Paolieri. Addirittura Maccari e Malaparte, tra Siena e Prato, ne fecero un chiassoso movimento letterario chiamandolo “Strapaese” in polemica contro chi aderiva a “Stracittà” come Bontempelli. Diciamo che in certe giornate vecchianesi mi sento uno strapaesano telematico. E in tredici anni, da quel mio feltrinelliano “Vecchiano, un paese”, anch’esso incentrato su fotografie, che dà il nome al Weblog, una nuova narrazione su queste strade riserverebbe molte sorprese per i rapidi mutamenti avvenuti tra gli abitanti, la loro composizione, comportamenti, vissuti che a volte si mischiano con la tradizione e altre volte confliggono con essa. Senza rammentare poi la galassia giovanile che stazione in Piazza Garibaldi, nel parco Pier Paolo Pasolini e anche in Piazza Galletti, che però poco illuminata sembra sia anche meta di rischiose gare di motori e a notte alcova automibilistica per coppiette. Ma la mia passeggiata, quando ancora da certe finestre si vedono nei cortili la gente a cena, non corre rischi d’incontrare innamorati travolti dall’eros, ma ricordi sì, ovvio, perché in questa piazza non ancora piazza ma campo di granoturco sfrecciavo bambino con la fionda, e una volta spalmato al posto delle verdure l’asfalto, la traversavo da studente, ma allora non c’erano ingressi sulla piazza né abitazioni tanto ben curate, per raggiungere la casa di un mio compagno di scuola. G***** B. Frequentavamo Ragioneria a Pisa. Nel biennio. E io non ero molto preciso nell’annotare sul diario la lezione per il giorno dopo, i cambiamenti d’orario, i compiti in arrivo. Così mi precipitavo dal compagno di scuola. Lui sempre gentile mi diceva: "Accio, possibile che non annoti mai niente". "Domani scrivo tutto". E lui scuoteva il capo sapendo che non sarebbe accaduto. Assieme trascrivevamo anche lunghe ricerche di scienze da una voluminosa enciclopedia, credo la Treccani, che lui possedeva perché la sua famiglia era benestante e anche la casa aveva più piani, e sua madre usava con me e altri studenti una cortesia squisita che non era quella ciarliera e popolana. Nella casa accanto abitava la signora ******, e il suo nome che è quello del principe dei colori, sia nella cadenza Avorio o Napoli, era declinato in un vezzoso diminutivo, ma non corrispondente al vero perché era alta. Da ******, che insegnava inglese, cugina del padre di G***** B, andavo a ripetizione. Talmente volentieri che se imparavo facevo finta di non aver inteso per ritornarci, da tanto che era bella e ricordava un’attrice del cinema muto, come Greta Garbo, che avevo visto su di un giornale di mio padre. Ricordi, ricordi di scuola stasera, vecchianesi, avendo a mente Mosca che ne fece il titolo di libro fortunato al quale posso aggiungere “telematici”, o “elettronici”, perché li pubblicherò sul mio Weblog "Vecchiano, un paese" e poi su Facebook; e chissà se G***** B abita ancora a Vecchiano, e se la sua giovane sorella, P*******, che ricordo come un demonietto carino, una bambina piena di brio, si ricorda dell’antico compagno di scuola di suo fratello che scandalosamente, per quei tempi, portava i capelli lunghi come Mick Jagger dei Rolling Stones.

Claudio Di Scalzo detto Accio





Probabile continui questa serie di “Ricordi strapaesani telematici”. A breve partirò per la Valtellina, per San Cassiano Valchiavenna dove abito, e portare con me qualche “ricordo di scuola” e di Vecchiano sarà utile per custodire una dolce malinconia, qualcosa di tenero in questo agosto 2010; e i miei studenti, del triennio, grazie al Web, potranno conoscere il motivo per cui, mai, uno di loro prende una nota, o un voto basso perché non ha in ordine diario o compiti. Accio si ricorda com’era e li capisce, e da oggi, sapendo anche dei miei capelli lunghi che facevano irritare i professori fino al rapporto sul registro e ai punti in meno nel compito, potranno ancora più baldanzosamente mostrare i loro tatuaggi, capigliature stravaganti, e bulloni, sicuri di ricevere un mio sorriso comprensivo per la loro gioventù. E anche questi sono ricordi di scuola, da vivere, nel futuro. Tra il Serchio e le Alpi. CDS





  

domenica 22 agosto 2010

Claudio Di Scalzo: Hamburger vecchianese. SEX SESSO EXtrabiliante

   

                                                                      DiscArt, 1975
Hamburger su peluria artificiale - Foto Nikon F 2





Claudio Di Scalzo


SEX - SESSO EXTRABILIANTE



1

HAMBURGER VECCHIANESE

Arrotola gli slip smanettando furiosamente quel turgido affare e pensa a un hamburger sulla piastra della  lingua di lei.
 
 
 



venerdì 20 agosto 2010

Claudio Di scalzo: “Last to die” di Bruce Springsteen. Interrogativi musicali vecchianesi 2


 


S’intende “Last to die” di Bruce Springsteen con il mio terrazzo che guarda la torre campanaria di V. dove nelle fondamenta scavarono tombe odorose le radici dell’ulivo e tuberi in vena di disconoscere ogni razionalità?

 
 
Claudio Di Scalzo detto Accio
20.VII.2010
 
 
 
  

giovedì 19 agosto 2010

Claudio Di Scalzo: Magic di Bruce Springsteen. Interrogativi musicali vecchianesi 1

  


  
S’addice “Magic” Springsteen con via Indipendenza numero 9 a Vecchiano dove il sasso copre un formicaio custode del chicco rubato - per caso - sull’aia nel suo destino invernale?


Questa canzone mi ha accompagnato a luglio e poi ad agosto con annessi e connessi moti interiori e mi ha dato oggi, 19 luglio 2010, il motivetto ideativo per una serie, una serie?, di cartoline, intanto vecchianesi, dove le “mie” canzoni si coniugano al solito, solito?, paesaggio-stato-d’animo di ascendenza romantica. Più le risorse del web, ovviamente. 


Claudio Di Scalzo detto Accio




sabato 17 luglio 2010

Accio: Lapide e post-lapide per Margherita C










ACCIO


MARGHERITA C
EBBE D’UN FIORE IL NOME E LA VITA

POST-LAPIDE
Fra i petali del tuo nome
sconosciuta bambina vecchianese
la voce fresca dell’erba
il ramo con le pesche a luglio
il cielo con lumini al posto di stelle
la luna in eterno bianca palla
per lo stupore del tuo angelico gioco



°°°

Nel cimitero di Vecchiano ci sono antiche lapidi accatastate nell’ossario. Ad alcune ho aggiunto una dedica che spero verrà accettata, questo 16 luglio, da Margherita C ovunque si trovi. Sono nato di sette mesi l’8 dicembre 1952 a rischio di morte, se fosse accaduto anch’io avrei avuto una lapide simile e mi son trovato a pensare cosa avrebbe ispirato al marmista-epigrafista il mio nome di derivazione latina, claudicante, colui che zoppica, nome anche di un imperatore. Forse un ispirato: “Zoppicò brevemente sulla terra, che corra nell’eternità l’auspicio dei genitori” oppure un più alato: “Pochi giorni angelo tra le braccia materne, eternamente tra quelle di Gesù”. Non sarei diventato Accio, né l’uomo di 56 anni che oggi con la stilistica dell’umorismo nero, si concede una sorta di frescura nella giornata afosa, in questo piccolo cimitero, dove i miei antenati riposano e dove mio padre, Libertario detto Lalo, ha una delle sue tombe, perché l’inquietudine e l’avventura gli impongono d’essere nomade anche da morto. CDS, 16 luglio 2010


Una scelta di lapidi si trovano in “Almadoc. 160 anni di cronaca vecchianese” di Piero Chicca

mercoledì 7 luglio 2010

Accio: La mia amicizia con Leoni Fabrizio




                                                            Leoni Fabrizio, da Facebook


LA MIA AMICIZIA CON LEONI FABRIZIO

Oggi mi ha chiesto, su Facebook, l’amicizia un amico con cui giocavo a soldatini, a figurine, quand’ero piccolo: Leoni Fabrizio. Suo padre, “Il pesciaio” aveva una pescheria, da qui il nome comune che diventa soprannome-nome. Il Pesciaio era amico di Lalo e gioavano spesso a carte assieme. Pubblico il nostro scambio avuto nei "messaggi". Che prende le mosse dai “racconti” sulla morte di Mauro Puntoni e su storielle a lui legate.

                                                                             °°°

O Fabrizio... ma che hai i baffi bianchi!... che tempi quando si giocava insieme... mi fa piacere scambiarci su Fb... e con il Blog Vecchiano un paese bisogna raccontare Vecchiano assieme... ho cominciato con il Puntoni... ma di personaggi ce ne sono tanti... anche i nostri mitici genitori! a presto, Claudio

                                                                             °°°

Ciao Claudio...ormai il bianco è un colore predominante...eh...eh....ho letto i tuoi commenti e quelli di Mariano e sinceramente devo dirti che mi sono venute le lacrime agli occhi....cosa vuoi farci sono un maledetto sentimentale.....da quando ho perso tutti e due i genitori vado spesso al cimitero a trovare non solo loro ma tutti i miei carissimi concittadini....ognuno di loro un pezzo di vita... è un piacere anche per me ritrovarti....che tempi...Io ...te...Sergino…Emiliano...Albertino... ciao Accio a presto!

                                                                             °°°
Fabrizio... quando vengo a Vecchiano, in agosto ci sto tutto il mese e a luglio sono a Marinella di Sarzana ma capito spesso dalla Nada... si chiacchiera assieme... tu e gli altri mi raccontate le storie e io le scrivo o lo facciamo assieme... (miglior ruolo uno scrittore non può avere secondo me) così oltre che andare al cimitero come tu fai e io faccio con Lalo, appena esco a Pisa Nord e taglio tra i campi, i nostri genitori li facciamo ancora vivere nella storia di un paese on line... abbraccio, Claudio Di Scalzo detto Accio





martedì 6 luglio 2010

Mariano Nencini: Tre brevi storie su Mauro Puntoni



Ivano Boschetti, Mariano Nencini, Mauro Puntoni





Mariano Nencini

TRE BREVI STORIE SU MAURO PUNTONI

Caro Claudio detto Accio,... per capire la vita di Mauro nel contesto del paese bisogna prima spendere due parole sulla sua persona. Non è stata certamente la sua una vita facile, da ragazzi per il suo modo di fare semplice e bonario e un po’ per il suo fisico, robusto ma dotato di una forza e agilità non indifferente, anche se era spesso al centro di scherzi, lui stesso si definiva “il pallino rosso”, era bene inserito nel gruppo, aveva un modo di esprimersi incredibile. Passando gli anni da adulto, ha avuto una breve esperienza lavorativa, ha lavorato alla Italsiux, facevano scarpe, ma lì purtroppo forse per l’inesperienza o anche per un po’di leggerezza da parte sia della direzione e di altre persone che non sono riuscite a gestirlo in un ambiente come quello è stato allontanato come violento dopo pochi mesi, ha passato il resto della sua vita da disoccupato, cercando inutilmente un altro lavoro.Verso i venti anni prese una sbandata per una certa Sandra che batteva a Viareggio e per un po’ di tempo per lui divenne l’unico argomento e stressava tutti per andare a Viareggio a trovarla… Poi col passare degli anni gli amici coetanei del muretto, un po’ per motivi familiari e un po’ per lavoro si sono allontanati dal bar La Pergola e dalla vita della piazza e lui piano piano si è chiuso, è uscito sempre di meno fino a passare tutto il giorno in casa, accontentandosi di qualche sigaretta e la tivù a tutta voce. La Metella, sua madre, diceva che la faceva diventare cieca dal fumo e sorda dal rumore, questa cosa l’à detta anche il Parroco di San Frediano durante la messa funebre. Con la morte di sua madre è andato a vivere in un istituto sulla via Tosco-romagnola “ I re magi “, siamo andati a trovarlo, stava bene, era accudito benissimo e seguito anche a livello dietetico. Se non si fosse presentato questo problema sarebbe campato cento anni .
Ora ti racconto alcuni episodi:
   
LA PENNA STILOGRAFICA

Alle elementari lui occupava il banco dietro me, davanti io e Massimo Magagna e dietro lui e Piero Milani (il Fiorentino), dietro due ripetenti che non gli davano pace. Per scrivere usavamo la penna stilografica, quella che si caricava a pompa come le siringhe e per non sbaffare asciugavamo lo scritto con la carta assorbente, lui ne teneva una sempre pronta davanti e noi gliela chiedevamo in prestito ma poi finiva sempre per essere stracciata, Mauro ne metteva fuori un’altra ma finiva allo stesso modo, alla terza quando ci giravamo indietro per prenderne un’altra lui ci aspettava con in mano la penna e avendo tolto il tappo posteriore e tenendo il pollice sulla pompa ci urlava: “Vaccèo vaccèo”( vi acceco vi acceco ) e il maestro Tabucchi si incazzava .
 

AL RITORNO DALLE VACANZE

Ai primi anni Settanta acquistai una Dyane, che ho tuttora, e d’estate con gli amici, per le vacanze andavamo a fare dei viaggi di alcune settimane, al ritorno di uno di questi viaggi parcheggiata la Dyane davanti alla Pergola ero dentro a raccontare le avventure del viaggio quando arriva Mauro, mi guarda, mi mette una mano sulla spalla e mi dice: “Sei tornato?”, io gli rispondo: “No”, lui ripete: “Dai, sei tornato” ed io seccamente “No!”, lui mi stringe per un braccio e, con un sorriso che mi sembra di vedere ora, mi dice: “Dai... lo so che sei tornato. Ho visto la macchina fuori!” - con espressione che sembrava dirmi: “Non fare il furbo!”-.
 

LA CENA DEL '48

Qualche anno fa, quando abbiamo compiuto i cinquanta anni abbiamo organizzato una cena, che poi è rimasta una consuetudine negli anni successivi, contemporaneamente abbiamo regalato una coppa con scritto i nomi della nostra classe al nostro maestro delle elementari Ivo Tabucchi che faceva cinquanta anni di matrimonio. Andammo a casa di Mauro per metterlo al corrente e per invitarlo alla cena che sarebbe stata fatta all’ Hotel Bixio alle Focette che è di proprietà di Paolo Donati anche lui nostro compagno di classe, lui il un primo momento non voleva assolutamente venire, poi noi e la sua mamma siamo riusciti a convincerlo, alcuni giorni prima della cena siamo tornati a casa sua per definire i dettagli e la Metella (sua madre) era molto contenta che lo portavamo un po’ in giro e ci fece vedere il vestito in camera, appeso a una cruccia, pronto per essere indossato. La sera della cena io con Franco e Giancarlo andammo a prenderlo ma lui, con decisione ci disse che non veniva e nonostante sia noi che sua madre cercassimo di convincerlo non riuscimmo a fargli cambiare idea. Passarono più di due anni, non lo avevo più visto, un giorno lo vidi in lontananza che stava rincasando col suo andamento caratteristico, passi corti e veloci, io ero in bicicletta, lo raggiunsi e lo chiamai: Mauro!, lui si girò, mi guardò serio e mi disse:“ tanto a cena un (non) vengo”.
Ora ti saluto perché incomincio a emozionarmi...
  

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Nella prima foto: Mauro alla Pergola; nella seconda foto in calce: Ivano Boschetti, io e Mauro al Gruppo culturale “Howl” (Mariano Nencini)

                                                 Mauro Puntoni


Le "Tre brevi storie su Mauro Puntoni", seguono quella di Giorgio Marianetti Affettuoso ricordo di un atipico puttaniere", 28.VI."010) e di Claudio Di Scalzo (In ricordo di Mauro Puntoni", 7.VI.2010). Il weblog "Vecchiano un paese" si conferma nelle sue narrazioni su vite non illustri come un vero e proprio spazio glocale che accoglie la storia di un paese, Vecchiano, nel molteplice del mondo. Vedendo realizzarsi un progetto on line, che sarà ospitato anche su OLANDESE VOLANTE a settembre, ed essendo io stesso uno strapaesano telematico, sono lieto di quanto accade. Le "narrazioni" di Giorgio Marianetti, e di Mariano Nencini, danno l'idea di come in Toscana il racconto orale sia perno di sedimentazioni memoriali che riecheggiano una tradizione, quella del bozzetto e della storiella esemplare e che trascritte assumono un valore letterario. Credo anche che questa "tradizione" possa on line, dentro contenitori e spazi adatti, trovare un suo inedito sviluppo. A questo mi dedicherò in questa mia estate nel pisano. Claudio Di Scalzo 






DIREZIONE
Chiara Catapano - Claudio Di Scalzo



 

lunedì 28 giugno 2010

Giorgio Marianetti: Affettuoso ricordo di un atipico puttaniere







Giorgio Marianetti

AFFETTUOSO RICORDO A LUCI ROSSE DI MAURO PUNTONI

Caro Claudio, ho letto la tua dedica a Mauro Puntoni (riferimento a "In morte di Mauro Puntoni", 23.VI.2010, NdR). Mi ha fatto piacere leggerla. Ho seguito Mauro come medico fino al suo trasferimento alla Casa di riposo di Cascina. Un atto indispensabile, voluto fortemente dalla mamma Metella poco prima di morire. Però stava bene laggiu', quasi una seconda famiglia, con la sua cameretta, la sua immancabile televisione sempre accesa, con il suo Pisa, e senza le sue sigarette (l'avevo fatto smettere già da alcuni anni non senza difficolta). L'andavo a trovare quando passavo in zona per il mio lavoro e avevo parlato anche con il suo nuovo dottore, e anche lui mi aveva assicurato che stava bene. Poi ha cominciato ad avvertire alcuni malesseri, fu scoperta un'anemia, di lì accertamenti che misero in evidenza sembra una neoplasia. Poi il tracollo e la morte.

E’ stato a suo modo un personaggio. Voglio ricordarti una sua “passata”*. Una sera l'accompagnammo da una prostituta, a Pisa, e lui al solito chiese quanto e lei rispose "cinque" (mila), ma siccome a Viareggio Mauro era abituato a pagare "dieci" (mila), rimase disorientato e disse: dieci no?  

Passata*, in vernacolo vecchianese una situazione comica, una battuta inverosimile, sia compiuta in modo razionale che beffardamete subita (ndr)