venerdì 21 maggio 2010

Claudio Di Scalzo Accio: Testacoda vecchianese. E omaggio a Paolo Fatticcioni detto Il Pazzo




                                     
                                                           Cds, "Core manipolino", 1975



       TESTACODA VECCHIANESE

Core manipolino che si testacoda in canto sì nero aspro per luccicante rotta negli amati segni del fumetto. In tenebre a maggio future appari. Viènghino a piglià moglie. Sai di sognomio che non s’avvera in mimosa sfondo sopra bocca rossa d’uovo. Sua. Bua. Quand’ero ‘nn’ Amerìa. Conduci farfallo tremito della bestia mentre mento nel final disfacimento peloso. Infima preda nell’insorta quiete. Provà per crede. Core manipolino. Giallo d’orinale. Funere notizia di chi recita poiché infranse il mondo. Ciarliere mani avvinte nella cera dei fianchi e sonno quieto provai nel prendere il largo dal foglio dipinto. Me ne riviensi presto. Duv’era meglio. Odor di giovinezza avvampo e l’origine gioconda dono. Core manipolino. L’amoroso latte cagliato del discorso bevo. Spargo. Instupidisco. Baratto. Nell’inghirlandata primavera sentiero spinoso d’immagine nell’occhio premo. Fate ì ‘onti con me. Erin leccate. E voi mi promettete sguardi e letture. Insidia da libro con passione questo roso decorso: nomino l’amor mio né fra vivi né fra i morti : inferto sospiro in sospetta consolazione : fantasma mutilato : giglio adagiato nell’aura dell’eros : incontaminato : d’illusione : poesia per te : sfiorita musica nell’ora del distacco : menzogna sincera : indocile sull’orlo della bestia mesta : colle lische un cor mio ‘osì un l’avevo ancor visto : cupo muscolo dell’io in brodo stà bono : sei centro in ogni punto e cerchio occhio mai socchiuso : mamai dorcevita vecchianese : (allora avevo ventanni e parlanne cenere spargo bruttoadissi nel mi' stesso foo interiore) : in rete

 Claudio Di Scalzo detto Accio  



Paolo Fatticcioni detto Il Pazzo, è morto nel 2005. Era il mio compagno di avventura nelle sale da ballo versiliesi negli anni Settanta. Abbiamo avuto in sorte di amare l'utopia della rivoluzione e le belle donne alla Bussola di Viareggio mentre Mina cantava. Nella rivista Tellus che ho diretto fino al numero trenta, prima che chiudesse il suo ciclo, (dicembre 2009) ho parlato della sua vita di barbiere inventivo nel taglio e negli amori e nella caccia solitaria di frodo. Prima o poi scriverò su di lui una storia lunga su carta stampata. Devo farlo anche per mio padre. Intanto il suo "romanzo", che in parte è anche il mio, compare e comparirà on line. Quando ne ho voglia di scriverci, quando penso ai miei morti, quando qualche fantasma mi muove a mettere in luce quanto sta nell’ombra. Ho ancora un certo talento per questo. Lo userò per avere su di me lo sguardo benevolo di chi mi ha amato. E che mi ha preso e amato per come ero. (Accio)


  

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