sabato 26 novembre 2016

Michele Campera: Cercando di Ricordare 1


MC/CDS "Ricordare tra i pioppi si può fare"






Michele Campera

CERCANDO DI RICORDARE

Sarebbe stato bello nascere personaggio per esser ricordato come tale, tramandato di bocca in bocca, di generazione in generazione.
Magari se poi qualcuno avesse avuto la voglia di scrivere due appunti per ricordassi meglio le vicende avvenute in questi luoghi, avresti avuto anche la soddisfazione di apparì su qualche libro.

I racconti tramandati alla rinfusa, detti e ridetti, che passano da tizio a caio, da una bottega all’altra, risentono dello stile di chi li racconta, prendono il vizio di chi li pensa e, tanto per fa’ burletta e paragone, assomigliano alle vicende di una bella paesana che, “levatasi” di mattina presto, s’accorge che gli manca il tempo per sbrigà tutte le faccende prima che facci buio. Magari gli ci vuole l’intera giornata per portare a termine l’impegni e sorte di casa tutta in “ghingheri”, si vuole sentì bella e non vestita col solito grembiulone da tipica massaia.

E sta lustra!, già alla prima bottega viene squadrata, dalla punta dei piedi fino alla cima dei capelli, da quelle comari brutte di natura o imbruttite dalla vecchiaia e dalla cattiveria.

La voce corre veloce e, appena visitati due negozi, sulla nostra bella puledra, cade il sospetto del ganzo. Anzi, il ganzo ce l’ha di sìuro e pare che qualcuno l’abbia già vista divincolassi da qualche parte, quando il marito era a lavorare o nell’orto a vangà le prode. Magari dietro un famoso pagliaio, quello di Gigi di Teglia che, per la posizione strategica tra paese e campi, era ambito dalle coppiette malandrine, in cerca di un’intimità sfuggevole.

Nell’ultimo negozio le chiacchiere la rincorrono e si diffondono nell’aria, anzi la precedono e c’è sempre la comare più coraggiosa pronta a chiedere come vanno le ultime vicende familiari per essere meglio riportate.

La bifolca si informa su come stanno i bimbi in quella situazione di famiglia già separata, noncurante della faccia meravigliata della signora che esce di corsa, presa da rabbia o da vergogna, imprecando contro le malelingue.

Soprattutto inconsapevole che una gonna corta ed aderente, appiccicata ad un fisico da vetrina, possa comportare un tale interesse e una tale distorsione di pensiero fino a partì dalla prima sosta.

E queste sono le chiacchiere nell’arco di una mattinata cadute su una povera sventurata che gli piaceva uscire un po’ “ammodino”; ve l’immaginate le voci riportate, sui nostri personaggi, raccontati per anni di fila, rimbalzate dalla piazza al bar, da tavolino a tavolino?, ce n’è per tutti i gusti e tutte le fantasie.

Così le vicende prendono pieghe diverse da bottega a bottega, da un grubbe a quell’altro, tra un uscio e quell’accanto; le immagini percorrono la mente, cambiano scena e colori a seconda della voce che le tramanda, che le illustra, che si grogiola, con gli amici, a raccontare le storie di quel personaggio.

Anche i particolari cambiano di volta in volta e sono difficili da acchiappare e di farli tuoi perché, sarà anche la tua mente, a trasformarli in un qualcosa di spontaneo e caratteriale come se fossi “stato li” a viver quei momenti.

E allora è meglio scriverle quelle scene, buttà giu due appunti, cercà d’esse più preciso possibile senza fatti piglià dalla foga dell’immaginazione, e raccontà i fatti come sono realmente accaduti anche se, mi rendo conto, non è facile.

Anch’io mi son fatto trascinà dalla fantasia per la voglia di raccontà alcune vicende vissute o riportate e alcuni episodi potranno risultà un po’ modificati, alcune scene tra loro collegate potrebbero essere avvenute in periodi diversi , ma la sostanza non cambia, i personaggi sono proprio loro, con le loro sfumature, con la loro creatività, con le loro fantasie e resteranno tali per i secoli a venire.

Questi nostri paesani potranno essere ricordati e raccontati ancora da centinaia di bocche, riportati in altre decine di libri con tantissime distorsioni e imprecisioni, magari storie l’una diversa dall’altra sulla stessa vicenda senza, però, mai cambiare la sostanza.

Ho cercato di rammentanne qualcuna, “sconcaando” un po’ in qua e un po’ in là, senza tenè di conto nè dell’età, nè del periodo di vita e nè della cronologia storica dei fatti avvenuti, ma solo storie così come mi venivano in mente, alcune perché vissute, altre per sentito dire.

Alcune “cose” saranno ingigantite, altre minimizzate, ma i nostri personaggi rimarranno tali e quali, e saranno gli eroi alla rovescia della nostra storia vista all’incontrario, vista da una prospettiva che non a tutti piace, ma adorata da chi, della vita, ha scelto la parte migliore.

Siate anche compiacenti e un po’ compassionevoli nei confronti di chi cerca di buttà giù due appunti senza la pretesa di essere scrittore, poeta o romanziere, ma un autentico analfabeta, anzi “arfabeta” come si usa dire qui.


Magari vuole soltanto divertissi un po’ con voi come se fossimo seduti ad un tavolo del bar, anzi del grubbe, a becci un correttino “rum e sassolino”…”Ora tocca a me che ho in mente una storiella”…”io la sapevo differente, ma te ne dio un’altra”…facci, minimo le due di notte, a raccontare una serie di fatti successi “per davvero”, scritti non in italiano, non in volgare e nemmeno in dialetto ma così, come se si chiacchierasse, tra paesani di questi posti, con le nostre frasi “strascìate”.


... CONTINUA



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